Gare di Trial nella valle di Cogne?

La ministra Santanché voleva portare i turisti a Cogne in elicottero e per fortuna nessuno l’ha ascoltata, ma anche le moto da trial non scherzano a livello di rumore e spregio per l’ambiente.

E’ quindi con sconcerto che siamo venuti a sapere che sabato 24 e domenica 25 maggio a Cogne sono previste due gare del campionato di Trial Piemonte Valle d’Aosta, di cui abbiamo visto delle tracciature del percorso a Plan Cretetta, sopra Gimillan.

Il fatto di portare una simile attività a pochi passi dal Parco nazionale Gran Paradiso e vicino a Parco regionale del Mont Avic, zone SIC e ZSC, deve essere interpretato evidentemente come una sfida alle aree protette e al buon senso.

Legambiente pone quindi alcune domande.

Chi ha autorizzato queste gare?

E’ possibile immaginare che il frastuono di questi mezzi non disturbi la fauna protetta a qualche centinaio di metri di distanza (ragione per cui sarebbe auspicabile la creazione di una fascia di rispetto intorno ai parchi)?

E’ logico proporre manifestazioni del genere in alta montagna, in territori sensibili dove di solito le persone vanno a cercare tranquillità e contatto con la natura?

Quale sarebbe il target turistico che si spera di attirare in una località considerata da sogno, una “perla delle Alpi” come Cogne?

Lago di Lod

Il sindaco di Chamois condannato per danneggiamento di bene paesaggistico

l tribunale di Aosta (giudice dott. Marco Tornatore) ha giudicato il sindaco di Chamois, Lorenzo Mario Pucci, colpevole per danni ambientali e paesaggistici provocati dall’abbassamento delle acque del Lago Lod nella primavera del 2022 e lo ha condannato ad una multa di 1800 euro, al pagamento delle spese legali e ad un risarcimento all’associazione Legambiente, che si era costituita parte civile (risarcimento da determinare in separata sede).

Il processo è durato tre anni e il dibattimento ha esaminato il drastico abbassamento del livello dell’acqua del lago nella primavera 2022, imputabile non solo alla siccità, ma anche alla deliberata e volontaria deviazione delle acque di afflusso del Ru Novales, regolate da un sistema artificiale di gestione delle acque (realizzato dal Comune con fondi regionali) e attivo da oltre 20 anni che provvede al ricircolo ed al mantenimento del livello del lago.

La drammatica situazione della primavera 2022 aveva dato origine a Chamois a una forte mobilitazione di chamoisins, residenti, turisti, e della stampa valdostana, soprattutto quando si venne a conoscenza di un progetto di una licenza idroelettrica (concesso dalla Regione) che avrebbe permesso ad un privato di prelevare giornalmente dal piccolo Lago Lod fino a 2/3 del suo volume d’acqua (22.000 mc su 30.000). Seppur per ora sospesa e con la richiesta di una modifica, la concessione non è mai stata revocata da parte della Regione Valle d’Aosta.

Il drammatico calo del livello del lago e il conseguente danno ambientale e paesaggistico hanno spinto Legambiente a costituirsi parte civile nel processo, per difendere la peculiarità del Lago Lod e l’equilibrio biologico del suo ecosistema danneggiato in modo drammatico.

«Nella fascia di vegetazione acquatica vi sono specie di pregio di flora e fauna inserite nelle liste di protezione internazionale, come il Ranuncolo acquatico e il Poligono anfibio, marcite e ridotte in putrescenza. Anfibi ed altre specie di piccola fauna non hanno potuto riprodursi, e sono sparite: il Rospo comune, la Rana temporaria e la preziosissima libellula (Aeshna grandis) che solo l’anno prima animava la superficie dell’intero lago», osserva Rosetta Bertolin, referente di Legambiente per le acque valdostane.

Il processo, ora terminato con la condanna del sindaco Pucci, segna un’importante presa di coscienza delle peculiarità ambientali del lago di Lod e della necessità della sua costante e vigile difesa.

VALNONTEY

RICOSTRUZIONE O URBANIZZAZIONE?

Veniamo a conoscenza dai giornali delle immagini di un progetto di ricostruzione e riqualificazione della Valnontey, colpita una anno fa da un forte evento alluvionale.
Non entriamo nel merito delle rappresentazioni progettuali che abbiamo visto pubblicate in questi giorni: quello che colpisce della proposta è l’imponente modifica di quello che era l’ambiente precedente e il fatto che non ci sia stato alcun iter di coinvolgimento pubblico.
Dalle immagini si vedono una canalizzazione molto pesante del torrente, una cementificazione e urbanizzazione dei percorsi viari (strade, rotonde, parcheggi per pullman, piste ciclabili) che ricordano quelle periferie nelle quali si costruisce da zero (poiché in questi luoghi non c’è ancora nulla e quindi si può pianificare tutto a tavolino): cosa rimane della naturalità del luogo che attirava tanti turisti amanti della natura?
Nei giorni successivi alla presentazione del progetto si è aperto un acceso dibattito, con prese di posizione nettamente negative da parte di molti cittadini. Segno che molti si stanno rendendo conto che a rischio è la specificità stessa di Cogne.
In quali sedi sono stati discussi tutti questi cambiamenti del Piano regolatore?
Per l’affidamento dei lavori si fa riferimento allo stato di emergenza che si è creato un anno fa con l’alluvione, in modo da saltare le procedure ordinarie. Siamo d’accordo che va ripristinata la viabilità veicolare, al pari di quella sentieristica a valle e a monte dell’abitato. Ma un conto sono i
lavori di somma urgenza, un conto sono quelli progettati e programmati ad un anno di distanza dall’evento.
E’ accettabile che norme in deroga a vincoli e restrizioni, tese a semplificare le procedure in un momento di emergenza per un rapido ritorno alla normalità, per poter fruire di finanziamenti straordinari, per velocizzare i lavori, con affidamento delle opere con assegnazioni dirette, vengano utilizzate, ad un anno di distanza, per pianificare, ridisegnare e urbanizzare una zona unica nel cuore di un Panco Nazionale senza dover rendere conto a nessuno?

CORTLYS: UN IMPIANTO FUORI TEMPO

Comunicato congiunto di Legambiente VDA e del Comitato per la tutela e la salvaguardia dell’alpe Cortlys.

Il 7 maggio è ripartito l’ennesimo procedimento per autorizzare la realizzazione dell’impianto idroelettrico di Cortlys: ma si tratta di un impianto fuori tempo.
E’ fuori tempo massimo per l’utilizzazione razionale dell’acqua concessa: sono passati sedici anni dalla data della concessione (2009) che ha durata trentennale. Ne restano quattordici, senza tener conto dei tempi che sarebbero necessari a realizzare l’impianto.
E’ fuori tempo per il rispetto della normativa di tutela ambientale ed ecologica.: le disposizioni applicate sono quelle in vigore nel 2004, anno della domanda di concessione.
E’ fuori tempo perché incompatibile con il cambiamento climatico in atto che ha cominciato a manifestare i propri drammatici effetti anche nella nostra Regione. Il cambiamento climatico impone l’adozione di misure di adattamento, tra cui la protezione delle infrastrutture già esistenti.
E’ da abbandonare invece del tutto la realizzazione di nuove infrastrutture, in contesti ad altissimo rischio idrogeologico come quello periglaciale di Cortlys, vulnerabile a smottamenti, frane e
alluvioni.
Per contrastare il progetto di un impianto del tutto anacronistico, Legambiente VdA, Comitato per la Tutela e la Salvaguardia di Cortlys, Mountain Wilderness, proprietari di beni interessati da esproprio, residenti a 30 m. dalla costruenda centrale, continuano la loro battaglia.
Continuano nel loro impegno a difesa di un tratto di torrente e di un’area di grande valore ambientale e paesaggistico.
Vogliono evitare conseguenze normativo-ambientali gravi, come il declassamento dello stato del corpo idrico da “elevato” a “buono” e l’abolizione di uno dei siti di rilevamento della rete ARPA,
istituito ai sensi di disposizioni ministeriali. Temono che ciò possa aprire la strada a un futuro possibile potenziamento dell’impianto.
I soggetti interessati hanno partecipato alla Conferenza dei Servizi del 7 maggio presentando tutte le loro osservazioni e perplessità e continueranno a seguire il procedimento, nella speranza che la
Regione Valle d’Aosta eviti un irreparabile danno al torrente Lys e al sito naturalistico di Cortlys.

 

ECCO LE BANDIERE VERDI E NERE DI CAROVANA DELLE ALPI 2025!

Il 3 maggio scorso sono state assegnate le Bandiere Verdi e Nere di Carovana delle Alpi edizione 2025. In Valle d’Aosta la Bandiera Verde è andata all’allevatrice Marzia Verona, la Bandiera Nera al Comitato caccia regionale Bandiere Nere per le regole da Far West nella gestione/concezione degli equilibri ecosistemici, in particolare riguardo alla caccia alla Volpe. Pubblichiamo il comunicato stampa di Legambiente nazionale.

Link al dossier completo:

https://www.legambiente.it/wp-content/uploads/2025/05/report-carovana-delle-alpi-2025.pdf

SUMMIT NAZIONALE BANDIERE VERDI 2025

Nel 2025 sono 19 le bandiere verdi di Legambiente che sventolano sull’arco alpino
Premiate realtà che investono con successo su turismo dolce, agricoltura e progetti socioculturali 
utilizzando come volano la sostenibilità ambientale
 
Piemonte e Friuli-Venezia Giulia le regioni, a parimerito, con più vessilli green, seguite da Lombardia e Veneto
 
Tra i premiati: si va dalla Cooperativa di Comunità VISO A VISO di Ostana (CN) che punta su benessere, salute e welfare comunitario alla pastora e scrittrice Marzia Verona (AO) alla sottosezione del CAI di Brescia che promuove il Cammino dei boschi di ferro sulle Alpi Lombarde
 
Dalle Alpi arrivano storie sempre più attente alla sostenibilità e che guardano al futuro di questi luoghi. Nel 2025 sono 19 le bandiere verdi di Legambiente che sventolano sull’arco alpino e che ben sintetizzano come l’attenzione e la cura crescente nei confronti del territorio montano passino sempre più dalla sostenibilità ambientale, un volano fondamentale per queste aree interne. Piemonte e Friuli-Venezia Giulia sono le regioni che quest’anno hanno ricevuto, a parimerito, più bandiere verdi – ne contano rispettivamente 4 ciascuna – seguite da Lombardia e Veneto, rispettivamente con 3 bandiere a testa, Trentino, 2,  Alto Adige, 1, Valle D’Aosta 1, Liguria 1. Da questi territori arrivano storie che hanno al centro tre ambiti chiave – turismo dolce, pratiche legate agricoltura, alla silvicoltura e pastorizia, progetti socioculturali – e che ben raccontano la grande rivoluzione in atto sull’arco alpino. Qui la parola d’ordine non è solo far conoscere il territorio e attrarre turisti, ma anche incentivare un ritorno abitativo in queste terre rafforzano le comunità locali.
 
Su 19 vessilli green ben cinque sono andati ad iniziative legate al turismo dolce; altre cinque a pratiche legate all’agricoltura, alla silvicoltura e alla pastorizia; le restanti 9 bandiere verdi sono state assegnate a progetti socioculturali, capaci di rafforzare il tessuto comunitario e di promuovere valori condivisi, soprattutto in ambito socio-ambientale. Tra le 19 bandiere verdi 2025 si va, ad esempio, dal cuore del piccolo borgo di Ostana, in provincia di Cuneo, dove la Cooperativa di Comunità VISO A VISO, nata nel 2020, porta avanti una serie di servizi e attività incentrate su benessere, salute, welfare comunitario, turismo sostenibile e che hanno permesso al piccolo borgo piemontese di rinascere, alla storia della pastora e scrittrice Marzia Verona che ha deciso di vivere in quota portando avanti l’attività pastorale, per passare all’Azienda agricola Raetia Biodiversità Alpine (SO) che segue e adotta i principi dell’agroecologia coltivando ortaggi, fagioli autoctoni e patate antiche della biodiversità alpina; ed ancora all’associazione “Progetto Lince Italia, Tarvisio, impegnata nello studio della lince specie a rischio, al rifugio Alpino Vallorch gestito dall’associazione “Lupi, Gufi e Civette” che si distingue per essere un centro di educazione naturalistica e turismo sostenibile. E poi c’è la sottosezione del CAI di Brescia che promuove il Cammino dei boschi di ferro sulle Alpi Lombarde, solo per citarne alcune. Le Bandiere Verdi 2025 sono state consegnate oggi da Legambiente in occasione del IX SUMMIT nazionale delle Bandiere Verdi, a Orta San Giulio, uno dei borghi più belli d’Italia, in provincia di Novara, nell’ambito del convegno Comunità in transizione: dai frammenti alla visione” che ha visto confrontarsi esperti del settore, associazioni, comunità locali e studiosi.
rotagonisti delle Bandiere verdi di quest’anno sono comunità locali, singoli cittadini, associazioni, cooperative, amministrazioni, aree protette che adottano un approccio sempre più sostenibile anche per fronteggiare crisi climatica e spopolamento abitativo che colpisce soprattutto i piccoli borghi. Un’attenzione quella verso la sostenibilità cresciuta negli anni come dimostrano le 302 bandiere verdi assegnate in questi 23 anni, dal 2002 al 2025, da Legambiente e che ben raccontano il fermento in corso su tutto l’arco alpino. Non bisogna, però, abbassare la guardia su quelle pratiche ancora poco sostenibili presenti nelle aree interne montane e che Legambiente denuncia ogni anno con le Bandiere Nere. Nel 2025 sono 9 le Bandiere Nere assegnate a interventi che sull’arco alpino hanno un approccio poco sostenibile nei confronti della montagna: 8 in Italia e una oltralpe, in Austria. Il Friuli-Venezia Giulia è la regione con più bandiere nere, ben tre, seguita da Piemonte, Valle d’Aosta, Trentino, Alto Adige e Veneto, tutte rispettivamente con un vessillo nero. In Austria vessillo nero all’industria dello sci austriaca per l’accanimento nell’ampliare le aree sciistiche del Tirolo sfruttando le ultime aree glaciali rimaste sulle Alpi orientali.
 
“La nostra Penisola – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – custodisce un patrimonio ambientale unico e strategico rispetto alla crisi climatica in atto, quale quello delle aree montane, luoghi di straordinario valore naturalistico, oggi in grande difficoltà a causa della carenza dei servizi, degli effetti del clima che cambia e dello spopolamento abitativo. Le bandiere verdi che ogni anno assegniamo alle migliori esperienze alpine ci raccontano come in questi territori ci sia però una risposta concreta a tutto questo. Esperienze che puntano su innovazione e sostenibilità ambientale che rappresentano un prezioso volano di sviluppo per i territori montani. In questo percorso, però, è importante non lasciare sole le comunità locali. Per questo chiediamo alle istituzioni e alla politica regionale e nazionale di fare la propria parte supportando i comuni montani attraverso interventi e normative in grado di promuovere una visione condivisa e un’azione coordinata anche su scala sovraregionale”.   
 
“Le bandiere verdi – commenta Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente – rappresentano un modello di sviluppo che vorremmo prendesse sempre più piede nelle aree montane interne e che ben raccontano un’economia basata su dinamiche relazionali aperte, in cui operano attori capaci di immaginare e condividere progetti, di generare senso comune. Dalle storie che premiamo emerge il valore fondamentale della comunità dove si sviluppano pratiche e visioni nuove, capaci di offrire risposte concrete e partecipate alle trasformazioni sociali che stiamo vivendo. Siamo di fronte a frammenti di quella che il sociologo Aldo Bonomi definisce una comunità di cura, che insieme alla comunità operosa dovrebbe diventare un riferimento fondamentale per l’azione delle istituzioni e per l’orientamento delle attività di ricerca, nel percorso di senso della società che vogliamo costruire. Una comunità che però da sola non basta, che si deve rafforzare e deve essere sostenuta”.
 
Cinque Bandiere Verdi 2025 per iniziative legate al turismo sostenibile
  1. Vessillo green al Rifugio Alpino Vallorch e associazione Lupi, Gufi e Civette, presidio di educazione ambientale e sostenibilità nel Cansiglio (BL) nel promuovere la conoscenza e la tutela della Foresta del Cansiglio attraverso attività didattiche e ricettive eco-compatibili.  2) Al Consorzio Turistico del Pinerolese (TO) per la capacità di costruire una rete efficace tra operatori pubblici e privati per valorizzare il territorio del Pinerolese. 3) Al Parco Naturale Regionale del Beigua per un approccio integrato e lungimirante alla gestione del territorio, con un forte accento sulla sostenibilità ambientale e il turismo responsabile. 4)  All’associazione Oplon, nata nel 2023 e costituita da un gruppo di giovani, impegnata nel rivitalizzare il territorio della Val Tramontina attraverso iniziative come il Threesound Fest e il progetto di recupero di Casa Abis; Tramonti di Mezzo (PN). 5) Alla Sottosezione CAI Valle di Scalve (BG) per la realizzazione del progetto “La Via Decia – Il cammino dei boschi di ferro”.
 Cinque Bandiere Verdi 2025 per iniziative legate all’agricoltura pastorale e forestale
1) All’Azienda agricola Raetia Biodiversità Alpine di Patrizio Mazzucchelli (SO) per la costante e appassionata ricerca di varietà tradizionali a rischio di estinzione sia nella provincia di Sondrio sia nelle altre aree montane italiane ed estere. 2) Alla pastora e scrittrice Marzia Verona della provincia di Aosta; 3) Alla Comunità di supporto all’agricoltura CRESCO della Val Varaita (CN) per la capacità di promuovere un’agricoltura sostenibile e multifunzionale. 4) Ad AsFo “La Serra” – Agire insieme per tutelare il territorio (TO) per promuovere una nuova cultura del bosco e della cura del territorio, favorendo lo sviluppo territoriale e ovviando al progressivo degrado del territorio della Serra causato dall’abbandono delle pratiche agro-silvo-pastorali e dalla frammentazione fondiaria. 5) Ad A.S.U.C. (Amministrazione Separata beni di Uso Civico) di Sopramonte, di Baselga del Bondone e di Vigolo Baselga (Trento) per aver seguito una gestione attenta e sostenibile di boschi, pascoli e prati aridi.
 
Nove Bandiere Verdi 2025 per progetti socio-culturali
1) Vessillo green in Piemonte alla Cooperativa di Comunità VISO A VISO – Ostana (CN) che fa impresa coniugando la capacità di gestire un importante patrimonio edilizio pubblico con la necessità di essere un luogo di trasformazione, creando nuova economia e opportunità sul territorio 2) Al Gruppo ambientalista NOSC CUNFIN, Val Gardena (BZ) per tutelare l’area dei Piani di Cunfin, le formazioni rocciose della Città dei Sassi e il Gruppo del Sassolungo da ulteriori speculazioni. 3) A Dominio Civico di Clavais, Ovaro (UD), per il progetto e l’attività di gestione del patrimonio collettivo a salvaguardia dell’eredità culturale della frazione di Clavais (Ovaro). 4) All’associazione Casa Alexander Langer (UD) per la creativa esperienza culturale promossa nelle aree interne; 5) All’associazione culturale di ricerca “Progetto Lince Italia”, Tarvisio (UD) perché grazie a decenni di studi sui grandi mammiferi carnivori e sulle loro interazioni con l’uomo, è stato possibile portare a termine con successo la reintroduzione della lince nelle Alpi Orientali. 6) Ai Promotori del programma Alpha skills – Morbegno (SO) per la progettazione di strumenti e metodologie che supportino i giovani tra gli 11 e i 15 anni verso scelte formative e professionali ispirate alle Competenze Green; 7) Allassociazione EQuiStiamo APS e Comitato per la difesa del torrente Vanoi (BL e TN) per l’impegno nella sensibilizzazione e nella mobilitazione delle comunità locali sulla tutela delle risorse idriche, promuovendo alternative sostenibili alle dighe e un’alleanza tra territori montani e di pianura. 8) Alla Cooperativa sociale Cadore – Dolomiti (BL)​ per promuovere l’inclusione sociale e la tutela ambientale mediante l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate. 9) Al Comitato per la tutela e la valorizzazione dei laghi di Serraia, Piazze e relativi ecosistemi (Altopiano di Pinè, Trento) per aver analizzato la situazione dei laghi dell’Altopiano di Piné, redigendo documenti, organizzando eventi pubblici informativi e avanzando proposte per contrastarne il degrado e migliorarne le condizioni ambientali.
 

 

IL FATTORE “G” COME GLIFOSATO.

Comunicato stampa congiunto di Vallevirtuosa, Legambiente VDA e Associazione Agricoltura Biologica e Biodinamica VDA

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In questi giorni di primavera, percorrendo le strade che attraversano comuni come Gressan, Jovençan, Aymavilles e altri della Plaine, si osservano scenari agricoli che sollevano interrogativi sull’effettiva sostenibilità di alcuni vigneti e frutteti. La fotografia scattata il 9 aprile 2025, che alleghiamo, documenta una situazione che richiama l’attenzione sull’eventuale utilizzo di diserbanti chimici in zone vocate alla produzione agricola di qualità, spesso presentata come “naturale” e “tradizionale”.
Sorge quindi il dubbio che, tra le sostanze impiegate, venga ancora utilizzato il glifosato, erbicida classificato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come “probabile cancerogeno”. Nonostante le numerose contestazioni sollevate dalla comunità scientifica e dalle associazioni ambientaliste, il glifosato continua a essere l’erbicida più diffuso al mondo, con effetti nocivi documentati sulla salute dei lavoratori agricoli, dei residenti, dei consumatori e sull’ambiente in generale.
Alla luce di queste considerazioni, riteniamo opportuno porre alcune domande alle autorità competenti:
• Sono state effettuate analisi a campione sulle coltivazioni presenti in questi territori per escludere l’utilizzo di sostanze potenzialmente pericolose per la salute pubblica?
• Esistono verifiche volte a escludere contaminazioni dei raccolti, dei terreni e delle falde acquifere nelle aree agricole che mostrano segni evidenti di trattamenti chimici?
È fondamentale garantire trasparenza e tutela della salute collettiva. In tal senso, appare urgente un rinnovato impegno da parte delle istituzioni, anche in virtù della mozione n. 716, approvata all’unanimità dal Consiglio Regionale della Valle d’Aosta il 13 giugno 2019, con cui si chiedeva al Governo regionale di concordare con i Comuni azioni concrete per vietare l’uso del glifosato sul territorio valdostano.
Alcuni Comuni, come Aosta, Champorcher e Pontboset, hanno già adottato provvedimenti in tal senso, dimostrando che è possibile agire con gli strumenti amministrativi disponibili. È quindi auspicabile l’adozione di tali buone pratiche da parte di tutti i Consigli comunali nei cui territori il glifosato viene ancora impiegato. In Italia, due regioni hanno già bandito l’uso del glifosato nel loro territorio: la Calabria e la Toscana-.
La presenza crescente di agricoltori orientati verso metodi biologici testimonia che un’alternativa più sostenibile è non solo praticabile, ma già realtà. La salvaguardia della salute, dell’ambiente e della qualità delle produzioni locali deve costituire un impegno condiviso e prioritario per istituzioni, comunità e operatori del settore.


Aosta, 23 aprile 2024 Associazioni aderenti: Valle Virtuosa – Legambiente VdA – Agricoltura Biologica e Biodinamica

VIENI A SCOPRIRE LE ORCHIDEE DI SAINT DENIS! ESCURSIONE GRATUITA IL 18 MAGGIO.

Il Circolo Legambiente Valle d’Aosta, in collaborazione con il Comitato Interregionale Piemonte VDA, organizza un’escursione gratuita alla scoperta delle numerose varietà di orchidee che fioriscono  Saint Denis.

L’iniziativa, totalmente gratuita, rientra nell’ambito del progetto Interreg Beyond Snow e intende promuovere forme innovative di turismo dolce ed esperienziale.

Posti limitati ed iscrizioni entro e non oltre il 16 maggio prossimo.

Maggiori info qui:

http://www.legambientevda.it/wp-content/uploads/2025/05/25.5.18-Orchidee-VdA-ok-1.pdf