PRELIEVI ILLECITI PROFITTI PER POCHI, DANNI PER TUTTI

236226765_41c127acc5_b

Alla luce del dibattito, svoltosi nei giorni scorsi in Consiglio Regionale, a proposito dello sforamento nei prelievi dell’acqua dai torrenti a scopo idroelettrico, Legambiente esprime la propria preoccupazione e quella dei valdostani circa una vicenda che da tempo penalizza la nostra regione del punto di vista ambientale e dal punto di vista economico.

Preso atto che gli impianti di sfruttamento delle acque ad uso idroelettrico sono superiori a 300 e riguardano, almeno in parte, tutti i corsi d’acqua della regione, e che sono in corso 63 contenziosi per il mancato rispetto del deflusso minimo vitale e per il superamento delle portate medie annue, risulta evidente l’entità del danno ambientale che è stato cagionato ai nostri fiumi e torrenti, e quindi al territorio in generale.

Allo stesso tempo rileviamo il danno economico che subiscono i valdostani, i quali oltretutto contribuiscono, tramite il pagamento delle bollette, all’arricchimento illecito di imprese così poco scrupolose.

Ricordiamo che le sanzioni, comminate ai sensi delle normative vigenti (che risalgono al 1933) a coloro che non hanno rispettato quanto stabilito dai disciplinari di concessione di derivazione, sono di una entità risibile in confronto ai profitti realizzati dagli stessi soggetti grazie agli incentivi verdi.

Chiediamo che la normativa regionale sulle sanzioni, che l’assessore Baccega annuncia di prossima emanazione, tenga in debito conto l’interesse dei valdostani e non vada ancora una volta a premiare coloro che sfruttano, anche in modo illecito, le nostre risorse per il proprio profitto.

 

SALVA IL SUOLO! LEGAMBIENTE ADERISCE ALLA CAMPAGNA EUROPEA

Salva il suolo con la tua firma

Proprio in questo momento stiamo correndo un grave pericolo. Ogni minuto che passa il suolo è violentato, soffocato, contaminato, sfruttato, avvelenato, maltrattato, consumato.

In Europa, non esiste ancora una legge europea che difenda il suolo.
Tutelare il suolo è il primo modo di proteggere uomini, piante, animali. Senza un suolo sano e vivo non c’è futuro. Un suolo sano e vivo ci protegge dai disastri ambientali, dai cambiamenti climatici, dai veleni nel piatto.

Legambiente Onlus insieme ai cittadini di tutta Europa chiede di difenderlo dal cemento, dall’inquinamento e dagli interessi speculativi. Con noi, oltre 400 associazioni formano la coalizione “People4Soil” che chiede all’UE norme specifiche per tutelare il suolo, bene essenziale alla vita come l’acqua e come l’aria.

Creare una nuova legge europea è un’impresa importante, ma è possibile se ci uniamo tutti insieme: serve solo un documento di identità! Tieni pronta la tua carta di identità e firma subito l’Iniziativa dei Cittadini Europei.

Trovi la petizione sul sito http://www.people4soil.eu/index-it.php.

 

NUOVA REGOLAMENTAZIONE ELISKI LA REGIONE SCEGLIE IL PEGGIO

 

Dopo settimane di audizioni presso le competenti Commissioni del Consiglio Regionale, il 7 ottobre è stata approvata dalla Giunta Regionale la nuova regolamentazione dell’eliski in Valle d’Aosta.
Anche Legambiente è stata ascoltata e ha portato all’attenzione dei Consiglieri regionali un documento
che chiedeva una più efficace tutela ambientale, sollecitava un più credibile regime sanzionatorio da applicare in caso di irregolarità nello svolgimento delle attività da parte delle società concessionarie e, soprattutto, sollecitava a sospendere per due anni l’apertura dei nuovi comprensori eliski sovracomunali.

Riteniamo infatti questa scelta davvero azzardata, poiché allo stato attuale mancano dati sulle ricadute positive dell’eliski nei territori in cui viene praticato, e anzi, sembra che questa attività allontani i ben più numerosi amanti del turismo invernale dolce: scialpinisti e ciaspolatori, o semplici amanti della montagna invernale, tendono infatti a non frequentare località dove il disturbo arrecato dagli elicotteri dura buona parte della giornata.
Come interpretare diversamente il dato emerso dal censimento ANCI 2015 che pone Valgrisenche all’ultimo posto in Valle d’Aosta come ricchezza pro-capite dei cittadini? Questo è l’evidente effetto, in un bilancio costi/benefici, dei risultati portati da trent’anni di eliski… Con scelte opposte, la Valpelline, nella quale tutti i Comuni tranne Ollomont non ospitano questa pratica, ha ottimi dati di presenze invernali, che sono oltretutto in aumento di anno in anno.
Per questo motivo abbiamo chiesto di utilizzare i prossimi due anni per porre in atto alcune sperimentazioni, come la creazione di zone dedicate in modo esclusivo a scialpinismo e passeggiate sulle ciaspole nei Comuni sede di comprensori eliski; e soprattutto la chiusura anticipata al 15 marzo della stagione dell’eliski, in modo da riservare la primavera allo scialpinismo, favorire il tessuto turistico-ricettivo dei territori e portare così ad un ampliamento della stagione invernale.
Questi 2 anni sarebbero fondamentali per avviare una seria campagna di raccolta di dati statistici, allo scopo di valutare l’impatto ambientale dell’eliski e la sua ricaduta economica sui territori, da porre a confronto con quella delle altre attività invernali.
“Il testo della Regione ammette che l’eliski è fortemente impattante per l’ambiente e che ha difficoltà a convivere con le pratiche sportive invernali sostenibili. E quindi, incredibilmente, la Regione sceglie il peggio – afferma Alessandra Piccioni, presidente di Legambiente Valle d’Aosta – Invece di abbreviare la stagione, la allunga di 20 giorni; anziché limitare la fascia oraria di attività concessa all’eliski, la aumenta da 6 a 9 ore al giorno; non riserva aree libere per le altre attività invernali ma demanda la scelta ai Comuni. Ma soprattutto apre la possibilità di creare da subito comprensori sovracomunali, ossia ampie zone in cui l’eliski sarà praticato con meno vincoli.”
Con buona pace di chi, amando le nostre montagne per il loro silenzio e per gli incontri con gli animali selvatici, si vedrà forse costretto a scegliere luoghi più tranquilli.

Da luglio Legambiente (insieme al gruppo informale di cittadini che a Valgrisenche discute con il Comune proprio sull’eliski) si confrontava con la Regione su questi temi, ma il risultato è stato nullo: neppure di fronte a proposte moderate e ragionevoli abbiamo trovato un’autentica disponibilità al confronto. E, di conseguenza, in questi giorni parte il primo comprensorio comunale: in settimana, infatti, i Comuni di Arvier e Valgrisenche si riuniranno in Consiglio per deliberare in proposito.
Insomma, la Regione favorisce pratiche dannose per l’ambiente senza disporre di dati che consentano una valutazione reale sulle ricadute turistiche complessive, con il risultato di rendere la nostra Valle meno attrattiva, economicamente più fragile e terreno di conquista per gli interessi di pochi. Un gran risultato!

NCENTIVI ALL’IDROELETTRICO : AZIENDE ED IMPIANTI CHE VIVONO SOLO SE OPERANO NELL’ILLEGALITA’?

Apprendiamo da un articolo su Gazzetta Matin di lunedì 5 settembre che le 6 imprese valdostane sotto procedimento di infrazione da parte del GSE (Gestore Servizi Energetici) per aver prelevato più acqua del dovuto da turbinare nelle loro centrali, si lamentano e preannunciano un loro probabile crack nel caso in cui siano obbligate a rendere i 10,2 milioni di euro percepiti indebitamente con i certificati verdi.

Va precisato che il GSE non ha richiesto la restituzione diretta delle somme illecitamente percepite, ma ha disposto il blocco parziale degli incentivi per i prossimi 4 anni. Si è quindi fatto carico delle eventuali difficoltà delle aziende, non chiedendo indietro i soldi ma limitandosi e non erogarne per il futuro, fino al recupero delle somme dovute.

Lamentarsi, e ricorrere al TAR e addirittura al Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche, contro una soluzione tanto accomodante ci pare quantomeno eccessivo, anche perchè un eventuale accoglimento delle loro istanze creerebbe un precedente pericoloso, aprendo di fatto la strada ad un regime di sostanziale impunità, rendendo possibile prelevare dai torrenti e turbinare una quantità di acqua maggiore di quella concessa dagli Uffici regionali, e sulla quali le società pagano dei canoni..

Con buona pace di concetti come Minimo Deflusso Vitale, conservazione della vita ecologica dei corsi d’acqua e via dicendo.

Ma la protesta delle società ci fa sorgere un dubbio: per quale motivo la restituzione di quanto guadagnato turbinando acqua in eccesso rispetto alle concessioni metterebbe in gioco la stessa sopravvivenza delle società? Negli studi di impatto ambientale che abbiamo esaminato in questi anni tutto sembrava chiaro: il regime incentivante dei primi 15 anni di produzione di una qualunque centrale avrebbe prodotto guadagni notevoli, turbinando, ovviamente, la quantità d’acqua concessa dagli Uffici regionali. Anzi, in molti casi i proponenti prevedevano di recuperare gli investimenti fatti per i lavori in soli due anni!

Diventa per noi, ma crediamo per ogni cittadino che sappia fare due conti, difficile capire come mai il rimborso degli incentivi, aggiuntivi a quelli concordati e quindi illegittimamente percepiti, possa mandare in crisi queste società. Hanno sbagliato i conti iniziali, realizzando impianti che non sono economicamente sostenibili se rimangono nella legalità?

Questa è una ben triste vicenda, in cui i nostri torrenti sono spesso ridotti a rigagnoli e rischiano il degrado della vita biologica, i cittadini pagano attraverso una parte della bolletta gli incentivi ai produttori di energia elettrica, e i pochi chi in questi anni si sono arricchiti a scapito dell’ambiente non vogliono ammettere di aver sbagliato (oppure fatto i furbi?), restituendo il dovuto.

Auspichiamo che sia fatta chiarezza.

 

ECCO LE BANDIERE DI CAROVANA DELLE ALPI 2016

Carovana delle Alpi 2016 di Legambiente
assegna undici bandiere verdi e otto nere in tutto l’arco alpino

Aumentano le realtà virtuose che valorizzano la montagna con pratiche ecosostenibili,
ma i “pirati” della montagna continuano a fare razzie nel patrimonio culturale, paesaggistico e architettonico

Anche quest’anno la Carovana delle Alpi di Legambiente mostra lo stato di salute dell’arco alpino e, in questa edizione 2016, assegna undici bandiere verdi per le situazioni più virtuose di gestione del territorio ed otto nere a quelle peggiori. Un risultato che, nel bene e nel male, conferma le tendenze degli anni passati. Si assiste, da un lato, ad un incremento di buone pratiche che spaziano dall’economia circolare al coinvolgimento associativo, alla creatività dei singoli fino all’impegno appassionato di alcuni rappresentanti delle istituzioni e, dall’altro, ad una reiterata aggressione all’ambiente da parte dei “pirati” della montagna che causano danni del patrimonio culturale, paesaggistico e architettonico.
Delle undici bandiere verdi, ben tre sono state assegnate al Piemonte, due alla Valle D’Aosta e al Friuli Venezia Giulia, una alla Lombardia, al Veneto, all’Alto Adige e al Trentino. Per quanto riguarda le bandiere nere, quest’anno Legambiente ha assegnato il primo e più “pesante” vessillo al Ministero dello Sviluppo Economico (Mise) per il mancato rinnovo, tramite gara, delle grandi concessioni idriche per uso idroelettrico scadute, che espongono l’Italia a sanzioni comunitarie. Tra l’altro le norme europee sulla concorrenza sono molto chiare in materia, vietando i rinnovi automatici. Per questo Legambiente chiede al Mise di definire regole innovative e chiare per un patto di convivenza che ponga una particolare attenzione all’ecosistema fiume e ai territori coinvolti. Bandiere nere anche al Piemonte (2), la Valle D’Aosta (1), la Lombardia (1), l’Alto Adige (1) e il Friuli Venezia Giulia (2).

“Nelle aree montane – dichiara Rossella Muroni, presidente nazionale Legambiente – assistiamo ormai alla diffusione di buone pratiche che si espandono “a macchia di leopardo”. Si tratta di esperienze virtuose di economia circolare, di gestione collettiva e cura del patrimonio naturale che fanno bene al Paese e che meritano di essere messe in rete e replicate. Ma per far ciò è importante che questo cambiamento, già in atto in molti territori alpini e che ha per protagonisti sempre più cittadini e amministrazioni, sia accompagnato da una politica condivisa e unita che punti al rilancio delle aree montane, da politiche di intervento innovative e da una visione più ampia e lungimirante dello sviluppo imprenditoriale montano basata sulla valorizzazione della natura e sul protagonismo delle comunità locali”.

BANDIERE VERDI – Quest’anno la regione ad ottenere più bandiere verdi è il Piemonte grazie al lavoro di realtà virtuose: il Comitato dell’Amministrazione Separata dei Beni di Uso Civico frazionale di Andonno – Valdieri (CN), è esempio virtuoso e innovativo di gestione dei beni collettivi. Si tratta dell’unica realtà operativa in Piemonte nell’amministrazione degli antichi demani collettivi. Il Comando regionale piemontese del Corpo Forestale dello Stato che si è distinto per l’eccellente lavoro svolto nel contrasto all’illegalità ambientale su tutto il territorio piemontese con una particolare attenzione alle aree montane. Il progetto “GERMINALE – Agricoltura di Comunità in Valle Stura” che ha avviato un importante percorso di agricoltura di comunità in Valle Stura (CN).
Le bandiere verdi sventolano anche in Valle d’Aosta, dove Legambiente premia quest’anno il Gruppo spontaneo di residenti e frequentatori della Valgrisenche per l’opposizione intelligente alla pratica dell’eliski, e la capacità di interlocuzione con l’Amministrazione locale. E l’Unité des Communes Valdôtaines Evançon, Consorzio Turistico Val d’Ayas e 31 operatori turistici della vallata per l’idea e la realizzazione dell’anello escursionistico Monte Rosa Rando’ e la capacità di attivare sinergie per lo sviluppo sostenibile del territorio.
Bandiere verdi anche al TEB – Tramvie Elettriche Bergamasche S.P.A. in Lombardia per la quotidiana ed efficiente gestione del Tram delle Valli della Val Seriana e la capacità di collegare città e montagna nell’ottica del suo prolungamento verso nuovi comuni della Valle; al Corpo Forestale dello Stato operante in Lessinia e Trentino, Guardiaparco del Parco Regionale Naturale della Lessinia e Polizia Provinciale di Verona in Veneto per aver mantenuto, da ormai quattro anni, un continuo servizio di monitoraggio e di controllo dell’evoluzione della popolazione del lupo in Lessinia, pur in una situazione di ostilità nei confronti del carnivoro e pur nei ritardi con cui il progetto Wolfalps è stato gestito in Veneto; al progetto Biogas Wipptal, iniziativa di 63 allevatori nell’Alta Val d’Isarco in Alto Adige per l’esempio concreto e innovativo di green economy utile per combattere i cambiamenti climatici e praticare l’economia circolare attraverso le rinnovabili e il riciclaggio e alla società BioEnergia in Trentino per la buona gestione del Biodigestore di Cadino (Faedo). Due le bandiere verdi in Friuli Venezia Giulia: all’I.S.I.S. “Fermo Solari” di Tolmezzo per l’istituzione di un indirizzo di studi dedicato all’agricoltura di montagna e al Movimento Ambientale “Io amo Resia con i fatti” per l’esempio di volontariato attivo nella manutenzione del territorio.
“Anche quest’anno Caravona delle Alpi 2016 – afferma Vanda Bonardo, Responsabile Alpi di Legambiente – mostra un panorama a luci ed ombre. Da una parte si vanno affermando o riprendendo forme antiche e al contempo innovative di gestione collettiva e cura del patrimonio naturale (boschivo, a pascolo e agricolo) che valorizzano la montagna. Si tratta di espressioni di una nuova qualità culturale che si stanno delineando laddove si riesce a comprendere il valore di beni naturali come biodiversità e patrimonio naturale per tradurli poi in buoni esempi di economia civile. Al contrario, le situazioni di aggressione all’ambiente, alle quali assegniamo le bandiere nere, denotano una mentalità individualista e al contempo obsoleta ma dura a morire. Bisognerebbe incominciare a pensare alle “bandiere dell’indolenza” da assegnare a coloro che gestiscono la cosa pubblica senza passione e con poco senso del dovere, favorendo così situazioni di disagio, di mancata crescita, oltre che di opportunismo”.
BANDIERE NERE – Tra le otto bandiere nere spicca quest’anno quella assegnata al Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) per il mancato rinnovo tramite gara delle grandi concessioni idriche per uso idroelettrico scadute, che espongono il Paese a sanzioni comunitarie e ritardano gli investimenti necessari a rendere più efficiente e sostenibile un sistema di produzione energetica strategico, ma delicatissimo in una prospettiva di cambiamenti climatici. Ed ancora, in Valle d’Aosta bandiera nera al Comune di Issime e Giunta Regionale della Valle d’Aosta per la riproposizione del progetto di valorizzazione e urbanizzazione del Vallone di San Grato, nel Comune di Issime, già bocciato nel 2010. Due le bandiere nere in Piemonte: a Ditte e Amministrazioni promotrici della pratica dell’Eliski e dell’utilizzo ludico degli elicotteri in montagna per la promozione di una pratica che, a fronte del vantaggio di pochissimi operatori, si rivela dannosa per chi vive in montagna e per chi vi si reca per praticare attività turistiche sostenibili, per la sicurezza della montagna oltre che pericolosa per la vita della fauna selvatica alpina e all’Assessorato Energia, Attività produttive, Innovazione della Regione per non avere ancora elaborato, così come previsto dalle linee guida ministeriali già dal 2010, il documento di specificazione delle aree inidonee per la realizzazione di qualsiasi tipo di impianto che utilizza fonti rinnovabili, consentendo invece uno sviluppo ubiquitario e dannoso di alcune fonti, in particolar modo dell’idroelettrico. Bandiera nera alla Provincia di Como e ai Comuni di Plesio e a San Siro (CO) in Lombardia per aver sottoscritto l’Accordo di Programma per un collegamento intervallivo da Plesio a Dongo che prevede l’utilizzo della strada agro-silvo-pastorale anche come viabilità alternativa alla strada statale Regina e per averne realizzato il primo lotto Breglia-Carcente senza averne verificato l’utilità e l’impatto ambientale; alla Provincia e al Comune di Bolzano in Alto Adige per aver sottoscritto l’accordo di programma riguardante il Piano di Riqualificazione Urbanistica (PRU) che sacrifica uno spazio pubblico per creare un megastore dell’imprenditore René Benko a ridosso della stazione di Bolzano; alla Giunta Regionale del Friuli Venezia Giulia per la conferma del finanziamento del progetto Pramollo e per il progressivo allontanamento dai Comuni montani della gestione e del controllo sulle risorse idriche.

Al seguente link il dossier di “Caravona delle Alpi 2016”:

http://www.legambiente.it/contenuti/articoli/carovana-delle-alpi-2016