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SEQUESTRO IMPIANTO DI PRODUZIONE BITUMI “LA GRENADE SRL” A SARRE LA REGIONE TENGA CONTO DELLE RICHIESTE DEI CITTADINI

Mentre il Comitato che segue la discarica di Pompiod ottiene che pubblicamente si discuta delle scelte e della destinazione del proprio territorio, ecco un altro colpo messo a segno da un gruppo di cittadini, questa volta di Sarre, che hanno scelto di denunciare le emissioni di un impianto di produzione asfalti, sito in loc. La Grenade.

I promotori, con i quali Legambiente è in contatto, con il loro esposto hanno espresso in modo estremamente preciso e fondato sul piano giuridico il disagio e le conseguenti preoccupazioni causate dalla vicinanza dello stabilimento al centro abitato di Sarre, in particolare Montan, che viene interessato ormai da anni dai fumi e dai cattivi odori. Il tutto è partito con una lettera alla Regione, per chiedere se fossero applicate dai proprietari le Migliori Tecniche Disponibili, invitando anche a a prendere in considerazione la delocalizzazione di un impianto avviato ormai negli anni 90, quando la zona era molto meno popolata di adesso.

Ieri abbiamo appreso dai media che lo stabilimento è stato posto sotto sequestro preventivo per violazione dei limiti prescritti per le emissioni di COV (Composti Organici Volatili), sostanze molto pericolose, classificate come agenti cancerogeni e mutageni per l’uomo, in particolare in caso di esposizione prolungata. L’azienda aveva già avuto problemi in passato con questo tipo di inquinante, tipico delle produzioni bituminose, tanto da indurre la Regione ad ordinare, già nel lontano 2006, un piano di contenimento delle emissioni diffuse. Ora, però, la violazione dei limiti autorizzati riguarda le emissioni a camino, cioè quelle mandate in aria dopo essere state filtrate dai sistemi di abbattimento degli inquinanti, evidentemente non sufficienti allo scopo.

Bene ha fatto la Regione a predisporre i controlli che hanno condotto poi all’azione legale, anche se forse si poteva intervenire già da tempo: ci risulta, infatti, che i cittadini segnalassero da tempo fastidi, obbligo a vivere con le finestre chiuse, preoccupazioni per la salute, ecc.

Ora chiediamo che le risultanze delle indagini siano rese note a tutti: che si sappia insomma, come va a finire, perché troppo spesso, nella nostra regione, a notizie di violazioni e sequestri di varia natura in campo ambientale non fa seguito poi un’adeguata informazione. Se dovesse infatti emergere l’impossibilità di abbattimento sensibile degli inquinanti, crediamo che debba essere presa in considerazione la richiesta di delocalizzazione dell’impianto avanzata dai cittadini.

E qui vogliamo puntualizzare un altro punto critico che da tempo segnaliamo: il Decreto del Consiglio dei Ministri 195/2005 stabilisce, all’art. 8, che tutti i dati inerenti impianti che possano recare danno all’ambiente debbano essere pubblicati attraverso le piattaforme informatiche pubbliche: la legge prevede cioè la trasparenza in materia di dati ambientali. La Regione invece ha ottemperato a quest’obbligo soltanto per quanto riguarda le Autorizzazioni Integrate Ambientali. Dove sono i dati dei monitoraggi degli altri impianti produttivi disseminati sul territorio? Perché le pagine, pur predisposte nella sezione Ambiente del sito istituzionale della Regione, contengono soltanto gli elenchi delle autorizzazioni emesse, ma non i risultati dei monitoraggi?

Insieme ai cittadini, sempre più attenti all’ambiente ed alla sua relazione inscindibile con la salute, aspettiamo risposte concrete…

CAROVANA DELLE ALPI 2019 IL TURISMO ESTIVO VERSO L’ALLUNGAMENTO STAGIONALE

Questa estate la stagione dei trekking del Circolo Legambiente Valle d’Aosta parte in ritardo. A fine giugno abbiamo partecipato in Val d’Ayas alle iniziative organizzate dal CAI e dal gruppo Ripartire dalle Cime Bianche, per sottolineare l’importanza di proporre un modello di sviluppo alternativo al progetto funiviario di cui si parla da anni.

Le tre uscite che proponiamo adesso sono legate alle due Bandiere Verdi assegnate in Valle per buone pratiche di gestione del territorio montano, e al pregevole lavoro di studio delle emergenze culturali, archeologiche e naturalistiche del vallone di San Grato (Issime), che da anni vede impegnata l’associazione Augusta con il contributo della Regione.

Nei mesi autunnali, nell’ottica dell’allungamento stagionale, proporremo in seguito altre escursioni, volte a scoprire itinerari di media e bassa quota lungo tratti già percorribili della Bassa Via della Valle d’Aosta: percorsi non ancora abbastanza conosciuti da cittadini e turisti ma che nascondono angoli incantevoli.

Ecco in dettaglio il calendario delle prime tre uscite.

DOMENICA 18 AGOSTO – Chamois: Laghi di Champlong.

Facile camminata su strada poderale che permette di visitare angoli poco conosciuti della zona tra Chamois e La Magdeleine.

Ritrovo: partenza della funivia Buisson-Chamois alle ore 9.00

Partenza della passeggiata: Chamois, m. 1818 slm.

Dislivello in salita: circa 700 m.

Arrivo: laghi Champlong, m. 2.354.

Tempo di percorrenza in salita: circa 2.30 ore. Al rientro in paese, previsto intorno alle ore 15, breve incontro con l’Amministrazione e possibilità di visita alla mostra mercato “Il gusto di una passeggiata”, lungo la strada che unisce Chamois a La Magdeleine, con stands anche gastronomici.

DOMENICA 25 AGOSTO – Charvensod: il vallone del monte Emilius.

Salita al rifugio Arbolle (2500 m. slm circa) con possibilità di proseguire fino al Lago Gelato (2900 m. slm circa).

Ritrovo alle ore 9.30 alla partenza della telecabina Aosta-Pila.

Salita a Pila e successivamente a Chamolé con la seggiovia. Da qui partenza dell’escursione.

Dislivello in salita: circa 500 m.

Tempo di percorrenza: 1.30

Possibilità di proseguire l’escursione fino al lago Gelato. Rientro alle seggiovia alle 16.45 e discesa verso Aosta.

DOMENICA 8 SETTEMBRE – Issime: Sulle tracce dei mulini e dell’economia cerealicola di media-alta montagna nell’enclave Walser del Vallone di San Grato.
Ritrovo sulla piazza di Issime ore 9.00.

Salita in auto fino alla località Hurljji (1400 m slm). Da qui, con un percorso ad anello, con un dislivello di circa 500 metri, si raggiungerà la località Chröiz (1669 m. slm), poi i siti archeologici dei mulini medievali di Brochnu Mülli (1590 m slm) e di Stubbi (1800 m slm).

Accompagnamento e illustrazione dei siti a cura dell’Associazione Augusta.

Tutte le iniziative sono gratuite. A carico dei partecipanti la tariffa degli impianti funiviari (laddove previsti nel programma) e il pranzo al sacco. Per la gita al Rifugio Arbolle, è possibile prenotare – in maniera autonoma – il pranzo in struttura, telefonando ai gestori al 3358056781).

Info e prenotazione obbligatoria (entro le ore 12 del sabato precedente ogni uscita) telefonando dopo le ore 18 a: Denis (347-1237701), Alessandra (331-3107463), o via mail scrivendo all’indirizzo legambientevda@gmail.com

L’organizzazione declina ogni responsabilità e si riserva di modificare gli itinerari o annullare le uscite in base alle condizioni metereologiche.

Nuovo taglio sconsiderato di alberi lungo la Dora Piste ciclabili e opere di riqualificazione vanificate da autorizzazioni devastanti Chi guadagna da queste azioni barbare?

un tratto della sponda disboscata quest’anno

D’estate i media consigliano agli anziani di frequentare parchi e alberate cittadine per difendersi dal calore eccessivo. Ed è comunque sempre bello e rigenerante camminare tra gli alberi, magari lungo la sponda di un fiume.

Ma è anche noto che gli alberi non sempre sono apprezzati per il loro inestimabile contributo alla mitigazione dei cambiamenti climatici e per il contributo alla qualità dell’aria che respiriamo, in particolare nella Plaine di Aosta e dintorni, dove risulta ancora molto, troppo diffusa presso parte degli amministratori e dei decisori politici la convinzione che il territorio presenti tanto verde da giustificarne l’abbattimento indiscriminato e il puro sfruttamento economico.

Il nostro Circolo raccoglie spesso segnalazioni di cittadini che invece sembrano sempre più sensibili alla difesa del patrimonio boschivo.

el 2018, ci era stato segnalato, purtroppo a lavori già conclusi, un cospicuo taglio spondale lungo la riva sinistra orografica della Dora, nel tratto tra Villefranche e loc. Teppe. Una ditta privata era stata autorizzata all’abbattimento degli alberi, per acquisire il legname, dietro pagamento di una tariffa stabilita con Deliberazione della Giunta Regionale. Vicino all’area tagliata passa la pista ciclabile della Plaine, prima ombreggiata e ora nuda, con un danno evidente per i suoi frequentatori. Nella stessa zona, inoltre, il Comune di Quart aveva realizzato un interessante intervento di valorizzazione di una palude a scopo turistico-ricreativo, con il posizionamento di passerelle in legno, pannelli esplicativi sulla flora e la fauna del luogo. Il sito era inserito nel bosco circostante che ora non esiste più. Che senso ha dunque autorizzare simili tagli? Che criterio segue chi li autorizza?

Di recente abbiamo ricevuto segnalazione di un nuovo taglio di alberi, sempre sulla stessa martoriata sponda della Dora, ma in Comune di Saint Christophe. Nel bosco sulla riva che va dalla Croix Noire verso l’aeroporto è stata aperta una pista di circa 3 metri di larghezza. Dopo aver effettuato due sopralluoghi e ad aver acquisito gli atti, la situazione ci appare tristemente chiara. Il taglio richiesto dall’ENAC già a fine gennaio 2018 avrebbe dovuto riguardare 400 metri circa di sponda e interessare solo le piante troppo alte, in parte adiacenti all’area aeroportuale stessa, in parte lungo la Dora. Invece si è cominciato ad abbattere partendo da oltre un km. di distanza perché la ditta privata incaricata del lavoro ha chiesto e ottenuto di aprire una pista lungo la sponda, a partire dall’area sottostante il canile regionale, per raggiungere l’area dell’intervento con i propri mezzi anche se esisteva un’altra possibilità di accesso, molto più vicina al cantiere. Gli atti che abbiamo letto non spiegano perché sia stata operata una scelta diversa, ma tant’è.

Oggi possiamo dire che le alberature spondali sulla sinistra orografica della Dora, nel tratto da Villefranche alla Croix Noire, sono drasticamente diminuite in due anni, per opera di sciagurate scelte amministrative. Nel primo caso, su semplice richiesta di un privato, nel secondo a causa di un ampliamento non necessario di un intervento dovuto per la sicurezza aerea.

Nel 2018, dopo l’episodio di Quart, abbiamo chiesto e ottenuto che le concessioni di taglio di boschi ripari appartenenti al Demanio Idrico Regionale fossero sospese fino all’approvazione di regole certe e trasparenti di concessione. Ora ci troviamo di fronte ad un caso diverso, ma la tendenza a bistrattare il patrimonio boschivo fluviale ci sembra identica.

La nostra Associazione ha lanciato, all’inizio di quest’anno, il progetto DORA IN POI, volto alla valorizzazione naturalistica, storico paesaggistica, turistica e ricreativa del nostro fiume, che da sempre è stato percepito quasi esclusivamente come risorsa economica. L’idea ha una connotazione positiva e propositiva, e ha riscosso grande interesse. Ci chiediamo, però, fino a che punto sarà possibile realizzarla se le sponde del fiume continueranno ed essere deprivate del loro patrimonio boschivo, che rappresenta un elemento centrale della sua bellezza e godibilità.

DISCARICA DI POMPIOD CITTADINI INFORMATI E CIVILI METTONO ALLE STRETTE UNA POLITICA BALBETTANTE DOVE VA LA GESTIONE DEL TERRITORIO?

La vicenda della discarica di Pompiod per rifiuti “speciali inerti” (secondo l’ambigua definizione coniata dagli uffici regionali), ha segnato una significativa tappa lo scorso 23 luglio, alla biblioteca di Aymavilles, con l’incontro tra la popolazione e la Regione, promesso dall’assessore Chatrian a seguito di un’interpellanza in Consiglio Regionale.

L’incontro, molto partecipato e civile, ha evidenziato l’accresciuta sensibilità ambientale e la preparazione dei cittadini, a fronte delle incertezza delle Amministrazioni (regionale e comunale) che non paiono, al momento, in grado di recepirne le mutate esigenze, né tantomeno di rispondere a precise domande sul futuro della gestione del territorio.

Il Comitato per la Tutela di Pompiod, promotore di una articolata petizione popolare che, ha annunciato l’assessore Chatrian, sta per iniziare l’iter nella competente Commissione del Consiglio regionale, ha posto innanzitutto la questione cardine del problema: l’impianto, autorizzato come discarica per inerti, accetta in realtà rifiuti speciali non pericolosi, concedendo oltretutto le massime deroghe consentite dalla legge sulla concentrazione di inquinanti nel materiale conferito! Una situazione che imporrebbe di adottare criteri di costruzione, di gestione e di sorveglianza più stringenti di quelli previsti, appunto, per una discarica per rifiuti speciali. Ceneri provenienti da termovalorizzatori, rifiuti vari di fonderia come le scorie di fusione, ecc., non possono certo essere assimilati a terre e rocce da scavo.

Non convince, anzi inquieta, l’ostinazione della Dirigente regionale responsabile, dott.ssa Mancuso, a definire inerte il materiale stoccato a Pompiod: se così fosse, sarebbe difficile comprendere come mai aziende molto distanti dalla Valle d’Aosta vengono a conferire qui, affrontando anche notevoli spese per il trasferimento del materiale. Forse che, per esempio, tra Firenze ed Aymavilles non esistono impianti che accettano inerti?

Legambiente Valle d’Aosta condivide i timori dei cittadini e sostiene il lavoro del Comitato che ha dimostrato grande preparazione e informazione, riuscendo a sollevare anche un altro tema rilevante: la questione dei controlli. Sia i rappresentanti del Corpo Forestale regionale sia la Dirigente competente hanno dichiarato che ne sono stati eseguiti molti. Ma, chiediamo noi, il piano di sorveglianza previsto dalla Deliberazione di Giunta Regionale 909/2016, che ha autorizzato l’impianto, viene applicato? Esso prevede una serie ben precisa di analisi: in particolare ogni 3 mesi quelli sulle acque sotterranee e sul percolato, cui si aggiunge un controllo annuale più articolato di questi aspetti, e poi una relazione annuale sui volumi e le tipologie di rifiuti stoccati. E questi dati devono essere pubblici, ai sensi del Decreto Legislativo 19 agosto 2005 n.195, che prevede la pubblicità di tutti i dati ambientali inerenti attività potenzialmente dannose per l’ambiente. Sul punto l’assessore si è impegnato in senso positivo, prospettando però tempi non immediati per la necessità di adeguamenti tecnici del sito regionale.

Il discorso va ricondotto, a nostro avviso, ad una linea di condotta generale. E’ tempo che la nostra Regione si adegui finalmente alle norme che prevedono la trasparenza sui dati ambientali! Tutti i monitoraggi di aziende e attività economiche potenzialmente inquinanti vanno pubblicati al più presto. Chiediamo però tempi certi, che vengano annunciati e rispettati e che al Piano di sorveglianza di Pompiod vengano aggiunti controlli sulla qualità dell’aria e le polveri.

Ma soprattutto, chiediamo, insieme ai cittadini, che l’Amministrazione regionale, di concerto con i Comuni, ritorni a programmare la gestione del territorio che deve essere pensata a beneficio delle comunità locali.

Riconosciamo all’assessore Chatrian la disponibilità ad accogliere una rappresentanza del Comitato ad un tavolo di sorveglianza dell’impianto, ma occorre un passo ulteriore: le domande più significative della serata sono infatti cadute nel vuoto. A più riprese è stato chiesto quale beneficio la comunità valdostana trae dall’ospitare questi impianti e se, visto l’avvio dell’enorme discarica di Issogne, anch’essa per rifiuti speciali, vi sia l’intenzione di disseminare il nostro territorio di impianti di questo tipo, provocando gravi danni, oltre che all’ambiente, all’economia turistica e agricola.

Domande a cui è seguito il silenzio.

Un silenzio che deve finire, perché non tutto ciò che è lecito e può essere fatto ha una ricaduta positiva sul territorio.

La politica deve scegliere da che parte stare, e farlo ascoltando i cittadini.

COMUNICATO DELLA RETE ANTIRAZZISTA VDA SUL NUOVO BANDO PREFETTIZIO PER I SERVIZI DI ACCOGLIENZA DI MIGRANTI E PROFUGHI.

La Rete Antirazzista della Valle d’Aosta esprime forte preoccupazione per le possibili ripercussioni che si avranno sul territorio in relazione alla gestione dell’accoglienza straordinaria di cittadini stranieri richiedenti asilo, così come configurata dalla gara per l’affidamento dei servizi bandita, in conformità alle direttive impartite dal Ministero dell’Interno, dalla Regione Autonoma Valle d’Aosta nell’ambito delle funzioni di prefettura affidate al Presidente della Regione.
I tagli economici praticati, che fanno scendere i costi medi da 35,00 euro a 18,00 euro per persona (21,35 euro considerando il pocket money, la scheda telefonica e il kit di primo ingresso), rischiano di vanificare tutti quei progetti di accoglienza di qualità che in questi anni, anche in Valle d’Aosta, non si sono limitati a offrire vitto e alloggio, ma hanno costruito buone pratiche per favorire l’inclusione e sviluppare l’autonomia dei migranti arrivati nella nostra regione.
Ridurre il servizio di accoglienza a un servizio di parcheggio inerte, il più economico di tutto il settore socio-assistenziale, con la presenza di pochi e solitari operatori (1 operatore per 50 persone dislocate in diverse strutture abitative sparse sul territorio), la drastica diminuzione della mediazione linguistica (10 ore a settimana ogni 50 persone) e l’assenza di figure fondamentali quali lo psicologo e l’insegnante di italiano specializzato nella didattica L2, in presenza di persone altamente vulnerabili, rischia di vanificare qualsiasi progetto di integrazione e partecipazione alla vita pubblica, favorendo invece il fenomeno dell’esclusione e della marginalità, con ricadute pesantissime anche sulla gestione delle pubbliche amministrazioni.
Rischiano inoltre di disperdersi tutte quelle professionalità e competenze che in questi anni sono riuscite a costruire nei nostri territori positive esperienze di integrazione, riconosciute e apprezzate dalle comunità locali.
Vi sono insomma molti elementi che destano preoccupazione e che la Rete antirazzista teme possano creare le condizioni per l’inasprirsi dei fenomeni di intolleranza, odio e conflitto sociale. In più, la situazione della Libia e delle altre zone di provenienza dei migranti, desta continuamente motivo di apprensione, non tanto per il numero di migranti che partiranno, quanto per le condizioni di sofferenza e di disumanità alle quali i migranti stessi sono condannati nei centri di accoglienza più o meno gestiti dalle autorità libiche e finanziati con i soldi non solo dell’Unione Europea, ma direttamente dello Stato italiano.
La Rete Antirazzista chiede pertanto che le istituzioni tengano in considerazione le esperienze di buona accoglienza diffuse sul territorio e individuino misure volte a garantire la continuità dei servizi indispensabili per favorire l’inclusione delle persone migranti.