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I furbetti dell’idroelettrico non restino impuniti

PUBBLICHIAMO INTEGRALMENTE LA LETTERA CHE ABBIAMO INVIATO AL PRESIDENTE DELLA REGIONE VALLE D’AOSTA, ALL’ASSESSORE BACCEGA E AI MINISTRI GUIDI E GALLETTI.

Con la presente, la scrivente Associazione:

– Ricordato che, da oltre un anno, sono state avviate delle indagini nei confronti delle imprese che operano in valle d’Aosta nella produzione di energia idroelettrica, in quanto è stato verificato che molte di loro hanno prelevato per anni una quantità di acqua maggiore rispetto a quanto concessionato;

– considerato che il GSE (Gestore dei Servizi Energetici) e la Magistratura stanno provvedendo ad indagare e ad intervenire (ciascuno per le proprie competenze) sulla situazione di diffusa e persistente illegalità nel campo della produzione idroelettrica in Valle d’Aosta: superamenti nei limiti di potenza, prelievi maggiori rispetto a quanto concessionato, mancato rispetto del Deflusso Minimo Vitale (i prelievi illeciti hanno interessato 10 dei 14 impianti controllati, di cui uno addirittura sprovvisto di titolo concessorio), in forma prolungata e recidiva; nel frattempo, l’Ufficio delle Dogane di Aosta ha scoperto un’evasione di accisa milionaria;

– richiamato il dibattito svoltosi in Consiglio Regionale e, in particolare, il comunicato stampa del 9 marzo scorso con cui l’Assessore alle opere pubbliche e difesa del suolo, Mauro Baccega, dichiarava che “gli interessi della Regione sono già tutelati nella misura in cui sono stati recuperati i canoni ed i sovra canoni dovuti e sono state elevate le sanzioni previste per legge”, senza peraltro chiarire con quali modalità e in quale entità le stesse siano state applicate;

– considerato che la Regione è tenuta ad applicare, nei confronti delle imprese responsabili di illegalità, le sanzioni di cui al Regio Decreto n.1775 del 1933 e ricordato che con la Delibera di Giunta Regionale n. 1436 del 2015 era stato individuato, in applicazione del R.D., un impianto sanzionatorio molto dettagliato e complesso, che è stato però stralciato di recente (con DGR n.189/2016), per dar seguito ad una protesta di Assorinnovabili, associazione dei produttori;

– considerato che i canoni e sovra canoni applicati dalla Regione valle d’Aosta sono tra i più bassi in Italia e visto che le sanzioni, previste dal Regio Decreto, sono inadeguate ai tempi e all’enorme sviluppo conseguito dall’idroelettrico e che quindi, allo stato attuale, l’esiguità delle sanzioni rende convenienti le condotte illegali;

– visto che le imprese del settore, oltre a fare business ed arricchirsi con i certificati verdi, in molti casi abusano dei loro diritti e prelevano più acqua del dovuto, per aumentare illecitamente i loro profitti, con grave danno ambientale ed erariale a scapito di un bene comune come l’acqua pubblica,

conseguendo dei profitti illeciti anche milionari;

– considerato che i cittadini valdostani non solo vengono privati di una loro risorsa paesaggistica importante, quali sono i torrenti (impoveriti se non privati delle proprie acque), ma subiscono anche la beffa di finanziare lo scempio;

– avendo denunciato in passato la grave insufficienza dei controlli dell’amministrazione regionale sulla progettazione, realizzazione e gestione delle centrali idroelettriche;

chiede:

al Presidente della Regione, Augusto Rollandin:

di voler garantire che vengano adeguatamente sanzionate le imprese che per anni hanno utilizzato illecitamente le acque pubbliche della Regione, applicando le penalità previste dall’art.17 del Regio Decreto, che prevedono anche la revoca della concessione nei casi più gravi, e recuperando alle casse pubbliche il maltolto;

di voler rivedere le tariffe dei canoni e sovra canoni da applicarsi in relazione alle concessioni ad uso idroelettrico, al fine di colmare il divario fra i profitti delle imprese e le entrate pubbliche derivanti dalla produzione delle energie rinnovabili, al momento decisamente squilibrate in favore dei privati;

di voler individuare i siti non idonei all’installazione di impianti idroelettrici, così come previsto dal Decreto Legislativo n.387/2003, a tutela delle bellezze paesaggistiche e naturali;

al Ministro per lo Sviluppo Economico, Federica Guidi, di voler provvedere ad aggiornare le norme relative alle sanzioni nel campo delle concessioni idriche, tenuto conto che l’impianto sanzionatorio è vecchio e inadeguato ai tempi (Regio Decreto del 1933, mentre la contestazione di Assorinnovabili si fonda sul Regio Decreto n.1285 del 1920); norme che richiedono di essere adeguate alla situazione che si è venuta a creare con lo sviluppo enorme conseguito dal settore dell’idroelettrico, a seguito delle incentivazioni introdotte;

al Ministro per l’Ambiente, Gian Luca Galletti, di voler fornire alle Regioni delle indicazioni più incisive e vincolanti per quanto riguarda il rispetto dei corsi d’acqua e l’individuazione dei siti non idonei, così come previsto dal Codice per la Tutela del Paesaggio (D.Lgs.n.42/2004), dalla Costituzione, e dalla Direttiva 2000/60/CE. Chiediamo che siano maggiormente tutelati il paesaggio e la biodiversità e che la natura e il clima non abbiano a subire conseguenze dall’impoverimento delle acque superficiali e delle falde acquifere. Ricordiamo che tutelare il paesaggio e la natura, per una regione montana che vive di turismo, significa anche tutelare maggiormente gli interessi e le economie delle popolazioni interessate.

Acque valdostane : il danno e la beffa

torrentello per Betenda 1

La Regione, poche settimane fa, si è affrettata a modificare gli indirizzi, individuati soltanto pochi mesi prima per il rilascio di nuove concessioni idroelettriche (Delibera 1436/2015).

Con quel provvedimento la Regione aveva inteso mettere un freno alla costruzione di nuove centrali idroelettriche. Il blocco al rilascio di nuove concessioni riguardava però solo i privati, mentre potevano essere accettate le domande provenienti dai Comuni, dalle partecipate e dai consorzi. Da qui la protesta delle imprese del settore che hanno rivendicato, e ottenuto, che il blocco riguardasse anche gli enti pubblici rilevando che l’unica limitazione legittima sarebbe stata l’individuazione dei siti non idonei. Esattamente ciò che Legambiente chiede da tempo.

Il ritardo della Regione è ingiustificabile, tanto più che l’individuazione dei siti da salvaguardare è stata fatta per tutte le altre fonti rinnovabili.

Questa nuova moratoria cesserà a fine 2016, anche se l’approvazione del nuovo Piano di Tutela Acque non potrà essere concluso in meno di 12 mesi. “Ciò significa – spiega la presidente Piccioni – che il 2017 si aprirà senza nuovi indirizzi di tutela dei torrenti e senza il nuovo Piano. E non mancherà chi vorrà approfittarne.”

Con la nuova Delibera, la Giunta Regionale ha inoltre eliminato le clausole – peraltro piuttosto farraginose e di difficile applicazione – relative alle sanzioni per le violazioni commesse dai produttori.

Le norme che puniscono i prelievi illeciti sono previste dalla legge sia nei confronti di chi turbina più acqua di quella concessa, sia per chi non rispetta il Deflusso Minimo Vitale. E’ necessario però adeguare l’entità delle sanzioni e la Regione potrebbe farsi portavoce presso le autorità statali competenti, affinché il ritorno economico per le casse pubbliche non sia irrisorio come quello attuale.

Se non si stabiliscono sanzioni di un certo rilievo economico – ricorda Piccioni – trasgredire diventa conveniente dati i guadagni ottenuti grazie ai certificati verdi”.

Il rischio di una diffusa illegalità è aggravato dalla scarsità di controlli regionali su progettazione, realizzazione e gestione delle centrali.

A confermare tale preoccupazione, il GSE (Gestore dei Servizi Energetici che eroga gli incentivi) ha aperto procedimenti nei confronti di alcune aziende idroelettriche valdostane, diretti alla restituzione degli incentivi illegittimamente percepiti per prelievi eccedenti i limiti.

Ai valdostani restano i danni ambientali e paesaggistici e la beffa di averli finanziati anche con i propri soldi.