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UN PROBLEMA IMPORTANTE PER LA COMUNITA’ VALDOSTANA : la caccia ai relitti artici

Comunicato stampa congiunto del Comitato Interregionale Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta e del Circolo valdostano

L’odierna seduta del Consiglio regionale valdostano vedrà la discussione di una mozione della Lega che affronta un angosciante problema per la comunità locale.

Forse che gli otto consiglieri leghisti firmatari portano all’attenzione dell’aula il tema dei cambiamenti climatici, il contrasto alla siccità o lo scioglimento dei ghiacciai, la lotta al covid o gli effetti della guerra, il caro energia o la crisi economica e del lavoro? Magari!

Il loro problema è rivedere la sospensione della caccia alla pernice bianca e alla lepre variabile in vista del prossimo calendario faunistico venatorio regionale. Una sospensione attivata nel 2019, è interessante ricordarlo, per consentire uno studio scientifico circa lo stato di salute delle due specie in termini numerici ed ecologici.

Per chi non lo sa, fino a che la caccia a questi due relitti artici è rimasta aperta, venivano prelevati in Valle d’Aosta mediamente una decina di capi all’anno, meno dei tetti (già molto bassi) concessi, proprio a ragione dell’esiguo numero di animali residui.

Lepre variabile e pernice bianca sono tra le specie più sensibili al cambiamento climatico, dovrebbero essere difese a priori e men che meno dovrebbero essere un’occasione di svago per pochi cacciatori (una cinquantina) che ancora anacronisticamente dedicano a questi animali le proprie attenzioni venatorie.

Legambiente auspica che le forze politiche abbiano, su questa proposta, un atteggiamento severo.

VERDE PUBBLICO : un patrimonio di tutti, ma poco considerato.

Siamo di nuovo a parlare di verde pubblico e di alberi in relazione al nostro capoluogo regionale, Aosta.

Sgomberiamo subito il campo da dubbi: il verde è importantissimo per le città ma siamo consapevoli che la gestione degli alberi si porti dietro oneri per le amministrazioni pubbliche non trascurabili. Quindi non vogliamo sottovalutare i problemi e le difficoltà che una corretta gestione del verde pubblico comporta. Tuttavia come associazione riceviamo da parte di cittadini molte lamentele che vanno dal decoro delle aiuole fino al disagio per gli abbattimenti di piante anche di valore.

E’ notizia di pochi giorni fa il taglio di un altro dei maestosi cedri dell’area ex Testafochi dovuto, a quanto si legge da una nota del Comune, ad un errato intervento di una ditta all’opera per la creazione della pista ciclabile, con taglio delle radici e conseguente necessità di abbattimento per scongiurare il rischio di instabilità della pianta.

Come Legambiente, nell’estate più calda che a memoria ricordiamo, osserviamo la necessità di avere alberi con chiome atte a diminuire le bolle di calore in una città sempre più cementificata. Facciamo presente gli enormi vantaggi ecosistemici di cui gli alberi sono portatori, oltre al loro valore estetico e depurativo per l’aria, e rimarchiamo come da tanti anni le piante siano state vissute dalle amministrazioni che si sono succedute come un problema anziché una risorsa.

Ricordiamo però che il Sindaco Nuti in campagna elettorale ha molto puntato la propria comunicazione sul tema degli alberi, cosa che ha destato in noi grandi aspettative.

Vorremmo di conseguenza che venisse data più dignità al settore del verde pubblico, riservandogli le energie necessarie (economiche, dirigenziali e operative) idonee finalmente a costruire una rinascita green della città, partendo proprio con la sostituzione degli alberi abbattuti in questi anni e proseguendo con una progettazione di riqualificazione generale del verde, prevedendo piante idonee alla crescita in contesto urbano (ma che siano piante vere, non cespugli!) secondo le migliori tecniche botaniche.

Vorremmo che fosse ripresa e applicata la legge nazionale del 1992 che richiede ai Comuni di mettere a dimora un albero per ogni neonato, non fosse altro che per il suo significato simbolico.

Vorremmo che la creazione delle agognate piste ciclabili non fosse l’occasione per nuovi tagli ma piuttosto per la riduzione dei volumi di traffico veicolare in città.

Vorremmo infine che Aosta accogliesse i suoi turisti, e coccolasse i suoi abitanti, con più verde urbano: il panorama intorno alla città, fatto di boschi e montagne, ci gratifica ma non è sufficiente.

Chiediamo al Sindaco, che parlava di 5000 nuovi alberi entro fine legislatura, di iniziare a dare dei segnali in tal senso. E’ un obiettivo raggiungibile, ma ci deve essere volontà politica. Chiediamo quindi una inversione di marcia rispetto alle consiliature precedenti non a parole ma con atti coraggiosi misurabili.

Anticipiamo fin d’ora la richiesta di un confronto sul tema al termine della pausa estiva.

QUALE STRATEGIA TURISTICA DIETRO ALLA STELLA DI PLATTA DI GREVON? OCCORRE UN DIBATTITO PUBBLICO ALLARGATO

E’ trascorso un mese dall’esito della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale sul progetto di nuova telecabina che dovrebbe collegare, in 3 tronconi, la zona di arrivo dell’impianto che sale da Aosta alla Platta de Grevon.

E’ stata emessa una valutazione “positiva condizionata”, ossia un assenso generale al progetto, che deve però sottostare alle richieste di modifica, mitigazione degli impatti e gestione dei cantieri delineate dagli uffici regionali.

Abbiamo cercato di esaminare l’atto in modo approfondito, in particolare per capire quali fossero le condizioni dettate dal Comitato Tecnico per l’Ambiente che ha emesso il parere, per rendere il progetto compatibile con la tutela ambientale che la normativa italiana e comunitaria impongono.

Andiamo con ordine. Durante la fase di evidenza pubblica, in cui era possibile fare osservazioni, Legambiente ha riconosciuto la vocazione allo sci invernale di Pila e si è detta d’accordo sull’ammodernamento degli impianti: abbiamo però avanzato una proposta alternativa, chiedendo la rinuncia alla trasformazione in funivia della parte alta, quella che arriverebbe in vetta alla Platta de Grevon, e di conseguenza anche alla realizzazione della stazione di arrivo-ristorante a forma di stella alpina. Anche altre proposte alternative erano arrivate al tavolo degli uffici. Inoltre quasi tutte le strutture regionali coinvolte hanno sollevato perplessità articolate e richiesto approfondimenti alla società proponente.

La Pila SPA ha così integrato la documentazione, e su queste sia Legambiente sia altri soggetti avevano presentato ulteriori osservazioni riattivando l’iter di VIA.

Arriviamo quindi alla situazione attuale. Ora il parere positivo condizionato deve essere confermato con Deliberazione di Giunta: il problema è che il parere di VIA di condizioni ne detta assai poche, rimandando le questioni più spinose alle successive fasi progettuali, le quali, però, si svolgeranno nell’ambito del tavoli previsti nell’Accordo di Programma tra la Regione e la società funiviaria. Ossia, vale la pena sottolineare, in situazioni e contesti totalmente sottratti alla partecipazione dei cittadini.

Legambiente chiede una cosa semplice semplice: perché questa scelta?

Sono ormai anni che i progetti di collegamenti intervallivi e di impianti funiviari suscitano un vivace dibattito nella società valdostana. Di fronte al cambiamento climatico si confrontano due ipotesi: da un lato l’idea dell’amministrazione regionale e di una parte degli operatori turistici di mantenere il modello attuale di turismo invernale, orientato sullo sci alpino, innalzando la quota dei comprensori sciistici; dall’altro l’idea che sosteniamo da tempo ed è condivisa da molti cittadini ed operatori del settore, di cominciare da subito a lavorare ad un nuovo modello, che rinunci a nuovi grandi impianti, mantenga in servizio quelli esistenti ove possibile, e cominci a sviluppare nuove forme di turismo sostenibile invernale. Si tratta, quindi, effettivamente di un importante dibattito sul futuro turistico della montagna.

In questa situazione di grande fermento dialettico, ci pare particolarmente inappropriato sottrarre il progetto di Pila al pubblico dibattito, relegandolo a segrete stanze in cui nessuno, a parte i tecnici, potrà accedere. In particolare questo progetto, che prelude al collegamento funiviario con Cogne e implica scelte che condizioneranno il modello turistico e le finanze pubbliche per i prossimi decenni. Non dimentichiamo infatti che le società funiviarie usano in maggioranza capitale pubblico, e quindi soldi dei cittadini.

In conclusione, di fronte a scelte che l’Assessore Bertschy ha definito, qualche mese fa, di strategia generale, e di fronte ad una crisi climatica che ha fatto dire al Presidente Lavevaz che ci troviamo già oggi di fronte ad uno scenario che era atteso a metà del secolo, come si può pensare di progettare piste a 2700m. di quota da innevare artificialmente? Come garantire che le enormi quantità di acqua da impiegare non siano sottratte ad altri settori, per esempio all’agricoltura o all’uso potabile?

Il cambiamento climatico impone delle scelte anche sul modello turistico invernale. Sarebbe bene poterne discutere pubblicamente. Chiediamo quindi alla Giunta Regionale di riportare le scelte sul progetto di Pila alla luce del sole.

IL LAGO DI LOD NON DEVE MORIRE! SABATO 18 E DOMENICA 19 GIUGNO APPUNTAMENTO A CHAMOIS.

comunicato congiunto del Circolo Legambiente VDA e del Comitato SalvaLod.

l lago di Lod è minacciato da un progetto idroelettrico che prevede il prelievo di acqua diurno e il ripompaggio notturno di 22000 m3 al giorno (pari a circa i 2/3 del suo volume in condizioni ottimali); alcune persone, appartenenti al Comitato Salvalod, e Legambiente nazionale e regionale, hanno fatto ricorso chiedendo l’annullamento della concessione regionale presso il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche di Roma: siamo in attesa della sentenza.

Ma in questo momento il Lago corre un pericolo più immediato: il suo livello è in condizioni critiche, le sponde si sono trasformate in metri di fanghiglia e nelle ultime settimane non abbiamo osservato alcun segno di ripresa del suo volume abituale.

Come Comitato e associazione abbiamo segnalato la situazione al Corpo Forestale.

Cosa ha causato questo abbassamento del livello dell’acqua?

Se questa situazione dovesse protrarsi, che ne sarà di libellule, girini e anfibi, fiori e piante acquatiche? Il danno alla flora ed alla fauna, microfauna in particolare, è ineluttabile?

SABATO 18 e DOMENICA 19 giugno il Comitato Salvalod e Legambiente danno appuntamento al lago. Chamois é raggiungibile a piedi o in funivia; il lago è raggiungibile a piedi o in seggiovia o in bicicletta

Sono previsti incontri e dibattiti, arte, musica ed esposizioni artistiche, racconti e passeggiate.

Un evento particolare è previsto per domenica, tra le ore 12 e le 15.

PER VIVERE UN LAGO CHE NON DEVE MORIRE

PRELIEVI DA IDROELETTRICO ECCEDENTI LE QUANTITÀ ASSEGNATE E RISPETTO DEL DEFLUSSO MINIMO VITALE

OVVERO: CHI SI ARRICCHISCE CON LE NOSTRE ACQUE

Con due iniziative in Consiglio regionale, nei giorni scorsi, il consigliere Marquis ha risollevato l’annoso problema degli impianti idroelettrici che non rispettano il D.M.V. e che prelevano dai torrenti una quantità di acqua superiore a quella che è stata loro assegnata.

L’iniziativa di Marquis prende spunto da alcune recenti sentenze che dichiarano non sanzionabili gli esuberi delle portate medie annue concessionate.

Non condividiamo affatto le preoccupazioni di Marquis nei confronti dei “poveri imprenditori dell’idroelettrico che, vessati, potrebbero lasciare la Regione”. Ricordiamo che questi imprenditori (talvolta “prenditori” di tutta l’acqua presente nei torrenti) hanno sviluppato il loro business grazie agli incentivi pubblici e utilizzando le acque pubbliche, secondo un modello di imprenditoria super assistito.

Coloro, poi, che prelevano più acqua del dovuto, e quelli che lasciano i torrenti in secca, potremmo definirli “approfittatori del bene pubblico”. Soprattutto non ci piacciono quelli che sentono l’esigenza di installare delle videocamere, non per trasmettere i dati delle portate e del DMV agli uffici competenti, ma per “incastrare” gli operatori della Forestale che eseguono i controlli. Corpo Forestale a cui va tutto il nostro apprezzamento e ringraziamento per l’opera che svolge al servizio degli interessi della Regione e di noi tutti. Eseguire controlli è uno dei compiti per cui il Corpo è operativo, nell’interesse del nostro ambiente, della legalità e della nostra economia.

Su una cosa sola concordiamo con Marquis e con l’assessore Marzi: è ora di mettere mano al Regio Decreto del 1933 per attualizzarlo. Le esigenze e le dinamiche della produzione da idroelettrico sono un po’ cambiate da allora. Quello che resta valido, e che va rispettato, sono le indicazioni di base: le prescrizioni sui prelievi fornite con il disciplinare di concessione e la tutela dei corsi d’acqua e della vita che in essi si trova.