100 mila euro di finanziamento pubblico per un discutibile modello educativo
A Legambiente gli zoo cammuffati da risorsa per il territorio non piacciono.
Dietro imprese quali i parc animalier si nasconde un commercio che ribalta la logica secondo la quale sono mantenuti in cattività animali selvatici che, o per le ferite riportate o per altre disgrazie, non possono essere reimmessi in natura. Nonostante le apparenze e malgrado il loro successo, questi zoo offrono una visuale distorta del benessere animale perché inserisce gli esemplari non nel loro ambiente naturale ma in un habitat finto, senza alcuna funzione educativa o ambientale.
La recente acquisizione, da parte del Parc animalier di Introd, di una coppia di lupi da una struttura dell’est europeo aumenta la triste attrattività dello zoo valdostano (che negli anni ha suggerito il sorgere di un suo clone a Champdepraz).
Ai due lupi, che in natura percorrono decine di chilometri al giorno, sono dedicati 5800 mq di terreno recintato: solo per dare un’idea, un campo di calcio di quelli che vediamo alla tv misura più di 7100 mq.
I proprietari del parco già ipotizzano la possibilità di una cucciolata: in questo modo, dopo aver incrementato le visite per mostrare i nuovi nati, potranno venderli, seguitando così il commercio di animali nati in cattività e, in quanto tali, utilizzabili solo per scopi simili.
Ma i proprietari del Parco, il cui obiettivo è meramente lucrativo, fanno il loro mestiere, e sicuramente otterranno il loro scopo. Quello che ci colpisce è il finanziamento pubblico europeo di 100.000 euro che passa attraverso il GAL, Gruppo di Azione Locale, che ha come scopo la “valorizzazione del territorio incentrato sul TURISMO SOSTENIBILE inteso come turismo responsabile che porta ricadute positive sul territorio in termini ambientali, occupazionali e culturali” (il maiuscolo grassettato è sul sito del GAL stesso).
Già nel 2005 era stata assegnata una Bandiera Nera di Carovana delle Alpi all’assessorato regionale all’Agricoltura e Risorse Naturali per un analogo contributo di 100.000 euro, funzionale alla nascita di questo parc animalier (proprio alle porte del Parco Nazionale Gran Paradiso!)
Legambiente deplora l’uso distorto di soldi pubblici, che dovrebbero essere prioritariamente rivolti a sostenere il mondo agricolo e che invece vengono usati per progetti che offrono una visione falsata di una fauna, rinchiusa in recinti più o meno ampi, di cui la Valle è naturalmente generosa.