FASE 2 : QUALE RIPARTENZA PER LA VALLE D’AOSTA?

Regione e Comuni puntino alla sostenibilità ambientale e a diventare modello avanzato di riconversione ecologica delle attività economiche

Con l’approssimarsi della progressiva uscita dal lockdown, anche la nostra regione si prepara al riavvio delle attività economiche. Il presidente Testolin ha annunciato, la scorsa settimana, un consistente impiego di fondi per avviare un piano di opere pubbliche, senza dettagliare il tipo di interventi che verranno cantierati.

Nei prossimi mesi, inoltre, saranno erogati aiuti alle varie categorie produttive ed economiche, per ristorarle almeno in parte dalle perdite subite e favorirne la ripartenza.

Ma come verrà declinata la Fase 2? Si replicheranno modi e forme di sviluppo economico già sperimentate e che hanno rivelato tutta la loro fragilità o sapremo cogliere l’opportunità per sperimentare nuove forme di sviluppo sostenibile? Sapremo rimettere al centro il benessere vero fondato su stili di vita buoni e sani?

Si tratta di un’occasione imperdibile. La sfida della riorganizzazione del trasporto pubblico e dell’incentivazione della mobilità dolce, su cui ci siamo già espressi sottoscrivendo una proposta insieme a FIAB e UISP, è solo uno degli aspetti su cui un utilizzo oculato dei fondi a disposizione può fare la differenza. Settori come l’edilizia, il turismo, l’agricoltura, possono essere al centro di profonde innovazioni, in direzione della sostenibilità ambientale, e di un rilancio forte della Valle d’Aosta, come modello avanzato di riconversione ecologica delle attività economiche.

Lo stesso Consiglio Regionale ha approvato atti di indirizzo che impegnano l’amministrazione ad imboccare la strada della sostenibilità, dare concretezza a queste mozioni di principio sarebbe una vera novità. Molte proposte già esistono. L’edilizia trarrebbe notevole slancio da un rafforzamento degli incentivi per la ristrutturazione degli edifici in vista di un risparmio energetico. Anche un piano di abbattimento/ricostruzione di molte abitazioni realizzate nei primi decenni del Dopoguerra, energivore e difficilmente ristrutturabili, darebbe un contributo significativo alla ripresa del settore. Agricoltura e zootecnia dovrebbero puntare più decisamente sul rafforzamento e l’ampliamento delle filiere di eccellenza alimentare, mettendo al centro le piccole e medie aziende, l’uscita graduale dall’uso della chimica in agricoltura, il legame con il turismo dolce.

La ripartenza del settore turistico avverrà potenziando l’offerta dell’approccio slow e puntando sull’allungamento della stagione estiva, come indicano molti analisti del settore.

La Valle d’Aosta può ora potenziare la sua offerta, diffondendo la presenza turistica sul territorio, mettendo in rete, accanto ai luoghi per cui siamo famosi, gli innumerevoli angoli ancora sconosciuti e contribuendo alla rinascita della media e bassa montagna e contrastandone lo spopolamento.

In questo contesto sarà utile sostenere le forme di ospitalità che meglio rappresentano l’accoglienza tipica delle nostre montagne, gli alberghi medi e piccoli provati dal distanziamento sociale e a rischio di chiusura. A tal fine vanno promosse anche forme di cooperazione e scambio tra operatori, creazione di reti di ospitalità (albergo diffuso, paese albergo ecc), già sperimentate, in modo episodico, anche in Valle. In questo modo si potrà non solo ripartire, ma anche migliorare, ponendosi come realtà pioniera nella riconversione sostenibile dell’economia.

Cambiamenti di modello di sviluppo, tra l’altro meno appetibili e penetrabili dalla criminalità organizzata così bene insediata chez-nous, consentirebbero infine una sanificazione dell’economia e della politica.