Martedì 8 maggio si è svolta la prima riunione del 2018 dell’Osservatorio comunale sulla Qualità dell’Aria in ambito urbano. Come è stato ampiamente riportato dagli organi d’informazione, la prima parte della mattinata è stata dedicata all’illustrazione da parte dei tecnici dell’ARPA dei dati sulla situazione degli inquinanti ad Aosta relativamente al 2017 ed ai primi mesi del 2018 e, soprattutto, all’esposizione dello studio comparativo, condotti insieme alle ARPA di Umbria e Veneto, sull’impatto di 4 acciaierie svolto tra il 2015 ed il 2016. L’analisi, oltre a consentire interessanti comparazioni sulle emissioni degli stabilimenti di Aosta, Terni e Vicenza, ha finalmente quantificato il volume delle emissioni diffuse (ossia quelle che non vengono convogliate e filtrate dei camini, ma fuoriescono tal quali dagli edifici) prodotte dagli stabilimenti.
Relativamente ad Aosta, il risultato di questa stima quantitativa delle emissioni diffuse di polveri, suscita un notevole allarme. Risulta infatti che soltanto 8 tonnellate all’anno di polveri vengono convogliate dagli aspiratori verso i camini, mentre ben 200 tonnellate sfuggono e vengono quindi emesse senza essere filtrate. A fonte di questa situazione, CAS ha predisposto interventi migliorativi di notevoli dimensioni sugli impianti di aspirazione, che sono stati illustrati nella seconda parte della mattinata. In base ad uno studio approfondito condotto da una società di Bergano, coadiuvata dalla locale università, l’azienda ha individuato alcune criticità, per porre rimedio alle quali sarà necessario un ciclo molto ampio di modifiche agli impianti, che comporterà addirittura lo scoperchiamento del tetto dell’acciaieria e il fermo della produzione per quasi due mesi, previsto per l’estate del 2019. Il tutto se….lo studio di fattibilità attesterà che le strutture sottostanti, alcune delle quali risalgono al 1930, possono sopportare senza danno le modifiche. Va ricordato che l’area dell’acciaieria, inclusi gli edifici, è di proprietà di Vallée d’Aoste Structure, società a capitale 100% pubblico, che ha stipulato un regolare contratto d’affitto con CAS nel 1996. A questo punto ci chiediamo (e lo abbiamo chiesto durante la riunione): che cosa accadrà se lo studio di fattibilità certificherà l’impossibilità di svolgere i lavori, perché i capannoni, che sappiamo essere vecchi e non in buone condizioni, non lo consentono? Che cosa prevedono gli accordi stipulati 22 anni fa circa la manutenzione degli edifici? La Regione potrebbe, se necessario, intervenire per effettuare interventi che rendano realizzabili le migliorie proposte dall’azienda per rendere gli impianti di aspirazione più performanti ed abbattere le emissione diffuse? E, soprattutto, vorrebbe farlo? sarebbe disponibile? Poichè in Osservatorio ci è stato risposto che la questione riguarda la sensibilità politica dei decisori, a questo punto ci sembra doveroso girare la domanda alle forze politiche che si candidano a governare la Valle d’Aosta nei prossimi 5 anni. Cosa pensano di fare da qui al 2019 (nella migliore delle ipotesi) per limitare le certificate emissioni diffuse dell’impianto? Ritengono possibile investire per imboccare la direzione della sostenibilità ambientale dell’acciaieria, salvaguardando sia la salute dei cittadini che i posti di lavoro? Credono, come noi e, ne siamo convinti, come moltissimi cittadini, che questa debba essere una priorità?
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