Pubblichiamo integralmente la lettera aperta che le due Assdociazioni hanno inviato ai Sindaci valdostani
Precisazioni in merito alla Riforma della Legge 394/91 sui Parchi, in discussione alla Camera, e sui riflessi nella politica valdostana.
Facendo seguito alle dichiarazioni espresse nell’ANSA dell’11 aprile da parte dei Sindaci dell’Union Valdotaine, sentiamo l’esigenza di meglio esplicitare quali sono le posizioni delle associazioni ambientaliste in merito alle modifiche previste alla legge sui Parchi, anche per fornire ai non addetti, e in generale ai valdostani, degli elementi di conoscenza più approfonditi.
Chiarito quindi l’equivoco che si era creato su alcuni termini riportati fuori contesto, ci soffermiamo in particolare sul tema del rapporto fra i parchi e le popolazioni locali, punto che era l’oggetto delle dichiarazioni suddette. Su questo tema la proposta che gli ambientalisti, a livello nazionale, hanno chiesto di inserire nel testo di legge in discussione è la seguente: “Occorre rafforzare il ruolo della Comunità del parco affidandole nuove funzioni e modificando la composizione per allargare la partecipazione dei cittadini e del partenariato economico e sociale alla vita del Parco, attraverso una Consulta del parco di cui fanno parte rappresentanti del partenariato economico e sociale locale.” Questa è la proposta degli ambientalisti rispetto ad un testo, quello proposto dal Governo, che intende invece spostare l’equilibrio fra le varie componenti interne al Consiglio Direttivo degli Enti Parco a vantaggio di coloro che rappresentano interessi locali e di settore. Si prevede infatti di aggiungere agli Enti Locali, che già fanno parte del Consiglio, un rappresentante delle Associazioni agricole. Abbiamo grande rispetto e stima per il settore agricolo, ma allora perché non anche altri soggetti economici come gli operatori turistici, i cavatori di ghiaia, i pescatori, le cooperative di tagliaboschi, … Mentre si propone di allargare la base decisionale ad una associazione, allo stesso tempo verrebbero esclusi dai Consigli Direttivi i rappresentanti del mondo scientifico e ambientalista. Queste modifiche infatti, insieme alle nuove procedure previste per la nomina dei direttori dei parchi, che non sarebbero più scelti in base alle competenze naturalistiche ma sulla base di una esperienza professionale di tipo gestionale e non sarebbero più nominati dal Ministro ma bensì dal Consiglio Direttivo, non farebbero che aumentare la politicizzazione degli Enti Parco. Altra cosa è ampliare le possibilità di partecipazione del territorio in forma allargata, a livello consultivo, in un confronto aperto e costante, rispetto al fatto di inserire negli organi decisionali, oltre agli enti locali espressione della politica, un rappresentante di una precisa categoria economica. Tale decisione, sommata alla scelta di introdurre delle royalties, ovvero la possibilità di sfruttare le attività economiche ritenute possibili all’interno dei Parchi, come le captazioni idriche o altri interventi impattanti che sarebbero classificati “di interesse pubblico”, decreterà la fine dell’indipendenza degli stessi. Può stupire il fatto di constatare che lo stesso partito politico che ha proposto un referendum che riduceva il potere delle regioni a favore dello stato centrale, stia per varare una legge che assoggetta i parchi nazionali al volere delle politiche locali, mentre pone ai margini gli organi tecnico scientifici nominati dallo stato centrale. Una contraddizione solo apparente. In realtà si vuole che prevalga lo Stato quando le amministrazioni locali si ergono a tutela dell’ambiente contro le grandi opere ambite dal potere centrale. Si dà invece mano libera agli interessi locali quando si tratta di favorire uno sfruttamento commerciale delle bellezze naturali ed ambientali. In sostanza la linea politica prevede sempre e comunque di svendere l’ambiente per fare cassa. Denis Buttol Presidente Legambiente Vda Francesco Framarin Precisazioni in merito alla Riforma della Legge 394/91 sui Parchi, in discussione alla Camera, e sui riflessi nella politica valdostana. Facendo seguito alle dichiarazioni espresse nell’ANSA dell’11 aprile da parte dei Sindaci dell’Union Valdotaine, sentiamo l’esigenza di meglio esplicitare quali sono le posizioni delle associazioni ambientaliste in merito alle modifiche previste alla legge sui Parchi, anche per fornire ai non addetti, e in generale ai valdostani, degli elementi di conoscenza più approfonditi. Chiarito quindi l’equivoco che si era creato su alcuni termini riportati fuori contesto, ci soffermiamo in particolare sul tema del rapporto fra i parchi e le popolazioni locali, punto che era l’oggetto delle dichiarazioni suddette. Su questo tema la proposta che gli ambientalisti, a livello nazionale, hanno chiesto di inserire nel testo di legge in discussione è la seguente: “Occorre rafforzare il ruolo della Comunità del parco affidandole nuove funzioni e modificando la composizione per allargare la partecipazione dei cittadini e del partenariato economico e sociale alla vita del Parco, attraverso una Consulta del parco di cui fanno parte rappresentanti del partenariato economico e sociale locale.” Questa è la proposta degli ambientalisti rispetto ad un testo, quello proposto dal Governo, che intende invece spostare l’equilibrio fra le varie componenti interne al Consiglio Direttivo degli Enti Parco a vantaggio di coloro che rappresentano interessi locali e di settore. Si prevede infatti di aggiungere agli Enti Locali, che già fanno parte del Consiglio, un rappresentante delle Associazioni agricole. Abbiamo grande rispetto e stima per il settore agricolo, ma allora perché non anche altri soggetti economici come gli operatori turistici, i cavatori di ghiaia, i pescatori, le cooperative di tagliaboschi, … Mentre si propone di allargare la base decisionale ad una associazione, allo stesso tempo verrebbero esclusi dai Consigli Direttivi i rappresentanti del mondo scientifico e ambientalista. Queste modifiche infatti, insieme alle nuove procedure previste per la nomina dei direttori dei parchi, che non sarebbero più scelti in base alle competenze naturalistiche ma sulla base di una esperienza professionale di tipo gestionale e non sarebbero più nominati dal Ministro ma bensì dal Consiglio Direttivo, non farebbero che aumentare la politicizzazione degli Enti Parco. Altra cosa è ampliare le possibilità di partecipazione del territorio in forma allargata, a livello consultivo, in un confronto aperto e costante, rispetto al fatto di inserire negli organi decisionali, oltre agli enti locali espressione della politica, un rappresentante di una precisa categoria economica. Tale decisione, sommata alla scelta di introdurre delle royalties, ovvero la possibilità di sfruttare le attività economiche ritenute possibili all’interno dei Parchi, come le captazioni idriche o altri interventi impattanti che sarebbero classificati “di interesse pubblico”, decreterà la fine dell’indipendenza degli stessi. Può stupire il fatto di constatare che lo stesso partito politico che ha proposto un referendum che riduceva il potere delle regioni a favore dello stato centrale, stia per varare una legge che assoggetta i parchi nazionali al volere delle politiche locali, mentre pone ai margini gli organi tecnico scientifici nominati dallo stato centrale. Una contraddizione solo apparente. In realtà si vuole che prevalga lo Stato quando le amministrazioni locali si ergono a tutela dell’ambiente contro le grandi opere ambite dal potere centrale. Si dà invece mano libera agli interessi locali quando si tratta di favorire uno sfruttamento commerciale delle bellezze naturali ed ambientali. In sostanza la linea politica prevede sempre e comunque di svendere l’ambiente per fare cassa. Denis Buttol Presidente Legambiente Vda Francesco Framarin vPresidente Amici del P Presidente Amici del P