Sette cantieri per triplicare Chavonne. Preoccupazione per turismo e ambiente.
E’ stato sottoposto a VIA un complesso progetto di ampliamento della Centrale idroelettrica di Chavonne (Comune di Villeneuve) che dovrebbe aumentare la produzione di energia dagli attuali 140GWh annui ai 371GWh previsti ad opere ultimate. Si tratta, quindi, di quasi triplicare la produzione, impiegando una fonte (l’acqua), di per sé pulita. Che cosa preoccupa Legambiente di questo, così come di altri progetti di centrali? Innanzitutto due premesse. I mutamenti climatici rendono l’acqua, fonte energetica pulita, non più completamente rinnovabile. E’ quindi necessario valutare con attenzione l’utilità e la sostenibilità ambientale di nuovi impianti, tenendo conto che la risorsa acqua comincia a diminuire anche qui da noi. Inoltre, la Valle d’Aosta vive già oggi una situazione di autosufficienza elettrica, anzi vende 2/3 dell’energia prodotta. La realizzazione di nuove centrali allora ha quindi unicamente uno scopo commerciale, e mira ad un ritorno economico per CVA (di proprietà regionale). Questo specifico progetto poi ci preoccupa più di altri. Si articola in 7 cantieri: Crétaz (costruzione di una diga), Plan Pessey, Poignon e La Nouva in Val di Cogne; Pont du Loup e Fenille in Valsavarenche e infine il cantiere della nuova centrale di Chavonne. A questi vanno aggiunti il cantiere di costruzione della nuova condotta forzata e lo scavo delle gallerie per convogliare le acque dalle due vallate al nuovo pozzo piezometrico di Poignon. Il 52% di queste opere ricade nel territorio del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Come ambientalisti riteniamo che si stia creando in Italia, come dimostra anche il recente smembramento del Parco Nazionale dello Stelvio, un clima si svilimento del sistema delle aree protette. Se le opere in progetto per Chavonne saranno approvate, verrà fatto un ulteriore passo in questa direzione. I rigidi regolamenti in materia di costruzioni ai quali i residenti nei Parchi devono sottostare hanno suscitato nel tempo varie resistenze, ma non c’è dubbio – e oggi molti residenti se ne rendono conto – che hanno conservato un territorio che attira visitatori anche dall’estero e consente un turismo di qualità. Ora invece qualcuno si è messo a considerare le risorse presenti nel Parco come fonti sfruttabili di arricchimento e a progettare un’opera che modificherà pesantemente (come lo stesso Studio di Impatto Ambientale in alcuni passaggi ammette) l’aspetto di due vallate. Chavonne ha bisogno di essere ristrutturata? Benissimo, ma senza alterare lo stato di parziale wilderness (il più possibile vicino a quello di natura) che dovrebbe caratterizzare un’area protetta e senza compromettere il turismo con enormi cantieri e stravolgimenti dovuti alla necessità di smaltire le grandi quantità di smarino che scavi del genere comportano.
Antefatto
Giovedì 23 settembre 2010, presso la Pépinière di Aosta, la società CVA ha presentato un progetto di impianto idroelettrico che andrebbe a potenziare l’attuale centrale di Chavonne. L’attuale impianto idroelettrico di Chavonne risale agli anni ’20, era realizzato sulla base delle esigenze della Cogne, si basa su tecnologie vecchie. Preleva l’acqua dal Grand Eyvia a Nouva (Cogne) e dal Savara a Fenille (Valsavarenche). Funziona ad acqua fluente. E’ alimentata da canali che passano a mezza costa e portano l’acqua alla vasca di carico che si trova a monte della condotta forzata che attiva l’impianto di Chavonne. Con il progetto attuale, ci si propone di avere possibilità di accumulo d’inverno, quando non c’è acqua nei torrenti, per soddisfare le esigenze di 23.000 persone a fronte degli attuali 8.800 e per gestire la rete elettrica locale indipendentemente da quella nazionale. Le opere di presa saranno spostate più in alto di 100 metri, le portate passeranno da 7 a 15 mc al secondo (la potenza è più che raddoppiata): a Pognon viene fatta una piccola diga (in zona poco visibile), la presa sul Savara viene spostata più a monte. Successivamente potrà essere fatta una centrale sul Grand Eyvia e una a Aymavilles e potrà essere fatta un’altra presa (punti da approfondire, non ho capito bene). Il Minimo Deflusso Vitale sarà garantito a 0,76 mc in inverno e a 0,82 in estate. Da aprile ad ottobre captano la metà della portata, d’inverno resta solo il MDV.
Opere previste
Bacino di Cogne a Cretaz:viene fatta una diga ex-novo di 127.000 mc portata d’acqua, altezza 14,50 metri. Bacino anomalo che richiede un impianto a monte perché c’è un trasporto di 60.000 mc di trasporto solido all’anno che non deve depositarsi nel bacino; è previsto un by-pass con presa a monte in galleria e un dissabbiatore per avere acqua ferma nel bacino. L’opera interferisce con l’attuale pista di fondo che verrebbe rialzata e spostata a monte e passerebbe sopra un ponticello costruito ad hoc, molto più alto rispetto al torrente per evitare eventuali alluvioni, largo abbastanza per farci passare il gatto delle nevi e alto per un accumulo di neve previsto di un metro, provvisto di reti di protezione. Si forma di conseguenza un laghetto in Valnontey chiuso da una diga tracimabile in caso di alluvione, posta in un punto in cui non è visibile dalla strada, si vedrebbe però una struttura in cemento e, a valle, il muro della diga. Sul torrente Savara a Loup: viene fatta una diga alta 1,90 m., cabina alta 3,50 m. e poi griglie, dissabbiatore, due briglie per regimazione acque e una galleria. La galleria porta l’acqua dalle opere di presa, da Pognon a Silvenoire, è lunga 20 Km (attraversa la montagna che divide le due vallate); verrà costruita in 3 tronconi e avrà una presa d’aria. Da Pognon 300 m. di galleria forzata, un fabbricato di 3,14 m., dopo 350 m. in galleria continua fuori fino all’attuale vasca di carico che verrebbe demolita. Dalla galleria risultano 89.000 tonnellate di smarino (più altrettanti nelle altre gallerie). La condotta forzata corre fuori terra su un nuovo tracciato per 640 m., finisce con un pozzo piezometrico; fatta la nuova condotta si tolgono quelle vecchie, ma quella nuova è tre volte più grande delle vecchie. Centrale di Chavonne ci vogliono nuove macchine più grandi e non ci stanno nella struttura esistente; la Sovraintendenza ha negato il permesso di rifarla , così viene mantenuta la parte più pregiata e viene addossato un nuovo edificio moderno, grande uguale ma molto più alto. Materiale di risulta: in totale 463.000 mc di materiale (non si sa bene che tipo di materiale!). Di questo materiale 42.320 mc saranno sistemati a Cretaz in loco sui resti della miniera, 330.000 a Poignon, creando delle collinette artificiali ( a Poignon sarà alta 17 metri), in più sarà fatto un deposito sul comune di Aymavilles, delle dimensioni di tre campi da calcio (ci si può fare un pic-nic o un rimboschimento!), a Silvenoire con 7.000 mc si farà un deposito sopra il torrente. Viabilità: la viabilità per i cantieri si svolgerà sulle strade esistenti risistemate (dovranno essere allargate in coincidenza delle curve e saranno create delle piazzole per permettere ai camion di incrociarsi). Gli accessi saranno a Poignon dalle teleferiche, mentre Silvenoire funzionerà solo d’estate (d’inverno ci sono le valanghe). Sarà fatta una variante provvisoria a Champlong. La strada principale di Valsavarenche subirà una variante temporanea (!) durante 3 stagioni e durante una stagione non si passa per niente: bisogna deviarla sull’altra sponda, fare un ponte provvisorio o un guado, un piazzale: spostare la viabilità per un’intera estate. Tempistica: per l’esecuzione bisogna tener conto che in certe zone si può lavorare solo in alcune stagioni e che per le gallerie ci vogliono dei sondaggi. Fatto salvo il risultato dei sondaggi, i tempi previsti sono al massimo di 4 anni. Costi: 200 milioni di euro.