Pubbichiamo integralmente la risposta alla lettera aperta che l’ AREV ha inviato alla nostra Associazione. Solo il dialogo, a nostro avviso, può consentire di affrontare le questioni sollevate dal ritorno del lupo in Valle d’Aosta
Gentile Presidente,
la lettera aperta che, a nome dell’AREV, ha inviato nei giorni scorsi alla nostra Associazione ed ai media, rappresenta, a nostro avviso, un buon punto di partenza per avviare un confronto proficuo sul tema del lupo.
Siamo ben coscienti delle perdite economiche – e anche affettive! – causate dagli attacchi del predatore, nonché dei cambiamenti nella conduzione delle aziende e nel modo di vivere la professione che il suo ritorno rende necessari. Il tema del lupo, complesso e divisivo, rappresenta sicuramente un fattore di difficoltà aggiuntiva per un settore che, ormai da anni, è di per sé in una fase delicata.
Proprio per questo bisogna trovare risposte che siano basate sia su evidenze scientifiche sia sul sostegno agli allevatori, e che siano al tempo stesso efficaci. In tal senso, un punto di partenza attendibile può derivare dal confronto con altre esperienze diffuse sull’arco alpino. Per questi motivi abbiamo da sempre sostenuto la necessità che la Valle d’Aosta aderisse al progetto lifewolfalps.eu, che racchiude in sé entrambi gli aspetti e raccoglie i dati sperimentando anche nuove forme di convivenza con il lupo.
In questo quadro, ci è sembrato particolarmente interessante il dato oggettivo, diffuso nel Tavolo Tecnico regionale, sul calo delle predazioni nel 2020, a fronte di un aumento degli esemplari sul territorio. Non è nostra intenzione interpretarlo in senso assoluto e concordiamo sul fatto che occorrerà valutare con attenzione i dati dei prossimi anni, al fine di confermare la validità delle misure dissuasive che state adottando e la presenza di eventuali altri fattori che possono incidere sulle predazioni.
E’ anche opportuno, però, rilevare che il ritorno del lupo rappresenta un indubbio successo nella tutela della biodiversità: significa che oggi l’arco alpino offre nuovamente condizioni favorevoli per l’insediamento del predatore, presenza che può anche rivelarsi un attrattore turistico. Il turismo dolce e naturalistico che noi promuoviamo, e che riteniamo essere la forma più autentica di approccio alla montagna, è intimamente legato alla tutela della fauna, ma anche, come sapete, all’agricoltura e alla zootecnia tradizionali, alla filiera gastronomica di eccellenza di cui voi siete tra i protagonisti. E su questo punto siamo veramente vostri alleati: abbiamo in questi anni sostenuto la richiesta per un marchio di qualità per il latte valdostano, e crediamo che i prodotti tipici vadano tutelati e promossi in misura più incisiva rispetto a quanto si fa attualmente. Gli alpeggi e il paesaggio tradizionale che la vostra cura ha permesso di conservare costituiscono un tassello importante nell’offerta di turismo dolce che sempre più persone prediligono: a nostro avviso, anche il lupo ne è un elemento importante.
Anche a motivo dei dati scientifici, che non confermano impatti positivi sulle predazioni legate agli abbattimenti di singoli esemplari di lupo ma sottolineano, al contrario, il rischio della destrutturazione dei branchi – e quindi di un aumento degli attacchi sugli animali domestici – rimaniamo contrari agli ammiccamenti da parte di certa classe politica su ipotesi di prelievo del carnivoro. “Coesistere” significa “vivere insieme con l’altro”, e noi crediamo che, se riusciremo a trovare soluzioni efficaci, la coesistenza potrà diventare un valore aggiunto per tutti.
Partendo dai molti punti che ci accomunano, e tenendo anche ben presenti alcune differenti opinioni, siamo disponibili ad un confronto costruttivo, nella speranza di individuare una strada che consenta la tutela tanto della zootecnia tradizionale quanto della presenza del lupo in Valle d’Aosta.
Per il Direttivo di Legambiente Valle d’Aosta
Il Presidente
Denis Buttol