Potenziamento dell’impianto idroelettrico di Hone II da Parte di CVA

In questi giorni la CVA sta presentando in pubblico, e in particolare alla popolazione della vallata di Champorcher, il progetto di rifacimento dell’impianto idroelettrico di Hone II.

Si tratta di un progetto importante: la centrale verrà rifatta, le condotte passeranno in galleria anziché in superficie come attualmente, saranno completamente rifatte le opere di presa e modificate le portate a carico dei torrenti Ayasse e Brenve, mentre verrà dismessa la presa sul torrente Mandaz.

Come Legambiente VdA siamo intervenuti, con delle osservazioni e con la partecipazione al procedimento, nelle fasi di predisposizione del progetto che si sono svolte negli anni passati, 2022 e 2023. Riteniamo opportuno richiamare quale è stata la nostra posizione e rinnovare la nostra richiesta più pressante.

Siamo innanzitutto consapevoli che l’impianto sia desueto e concordiamo sul fatto che debba essere rifatto e reso più efficiente.

Sappiamo che i lavori saranno molto invasivi ed impattanti e auspichiamo che i Comuni interessati (Champorcher, Pontboset, Hone), che hanno concordato i ristori, riescano a contenere i danni nelle fasi di esecuzione.

La nostra attenzione è stata rivolta soprattutto alla preoccupazione di mantenere, nella fase definitiva, la qualità dei torrenti interessati. In particolare, ricordiamo che il torrente Ayasse , benché già derivato a scopo idroelettrico, è uno dei più importanti in VdA perché ancora mantiene le caratteristiche tipiche di un torrente di montagna: l’impetuosità delle acque, la loro limpidezza e la naturalità dei territori attraversati. E’ forse l’unico che si presta per il canyoning e gli sport d’acqua, ed è l’unico in cui è ancora naturalmente presente la trota marmorata, specie autoctona fortemente protetta a livello europeo.

 

Per salvaguardare queste caratteristiche abbiamo chiesto che le portate derivate rispettino le norme sul Deflusso Ecologico, così come sono state elaborate dall’Autorità per il Bacino del Po, su indicazione dei Decreti Ministeriali del 2017 e della Direttiva sulle Acque Europea del 2000. In realtà, la quantità di acqua che si prevede di rilasciare nei rispettivi torrenti non è in linea con il Deflusso Ecologico. Ai sensi della Direttiva Derivazioni il progetto si situa in posizione di Esclusione e quindi non potrebbe essere accettato.

Per rendere i prelievi compatibili con il D.E. sarebbe necessario diminuire la quantità di acqua da prelevare e lasciarne una quantità maggiore nei torrenti.

Questo abbiamo chiesto con le nostre osservazioni.

La risposta è stata che non è possibile abbassare la quantità dei prelievi, perché diminuirebbe la produzione, e i guadagni non sarebbero allineati con i costi/benefici.

Noi pensiamo che la produzione globale della CVA sia già più che sufficiente per le esigenze della Valle d’Aosta. Sappiamo che si tratta di un investimento importante (anche se non abbiamo trovato traccia dell’informazione su quanti anni occorreranno per rientrare dei costi sostenuti), ma pensiamo che la CVA abbia la solidità economica per permettersi di aspettare qualche anno in più per il rientro della spesa mantenendo così un torrente di pregio, a favore di tutti i valdostani, degli affezionati turisti e dell’ambiente.

 

EMERGENZA DISCARICA : NON E’ COLPA DEL REFERENDUM, MA DI SCELTE POLITICHE SBAGLIATE

COMUNICATO CONGIUNTO DI VALLE VIRTUOSA, LEGAMBIENTE VDA E ISDE VDA

In questi giorni è tornata a circolare, anche per voce di un rappresentante sindacale, l’idea secondo cui la discarica di Brissogne si starebbe esaurendo a causa un del referendum popolare che, dodici anni fa, ha impedito la costruzione di un inceneritore in Valle d’Aosta. Una tesi
semplicistica e profondamente fuorviante, che Valle Virtuosa intende smentire con forza. In realtà gli inceneritori non fanno sparire i rifiuti, li trasformano in ceneri e gas che finiscono nell’aria che respiriamo. Si tratta di impianti costosi e dannosi, che distruggono risorse, inquinano
e ostacolano la transizione verso un’economia circolare.
Bruciare i rifiuti non li elimina, ma li converte in:
• ceneri tossiche (circa il 30% del peso iniziale), quelle più sottili prodotte dai filtri aereivengono smaltite in Germania in cave dismesse di salgemma, come si fa con le scorie nucleari;
• sostanze inquinanti disperse nell’atmosfera – diossine, furani, metalli pesanti, polveri sottili – con conseguenze gravi per la salute umana e ambientale. Questi inquinanti, infatti, oltre a contaminare l’aria che respiriamo, si depositano sul terreno e, inquinando suolo e acqua, entrano nella catena alimentare.
In una valle chiusa e soggetta a inversioni termiche come quella di Aosta, questi inquinanti non si disperderebbero, ma resterebbero a lungo in sospensione, venendo inalati da tutta la popolazione. La “montagna” dei rifiuti non sarebbe sparita, ce la saremmo respirata.
Gli inceneritori sono anche un ostacolo all’economia circolare
In aggiunta alla loro pericolosità, gli inceneritori:
• distruggono risorse recuperabili, come carta, plastica, tessili, imballaggi, impedendone il riciclo;
• emettono gas climalteranti e contribuiscono all’aggravarsi della crisi climatica;
• vincolano per decenni il sistema di gestione dei rifiuti all’obbligo di conferire tonnellate minime, ostacolando lo sviluppo della raccolta differenziata.
Tutto ciò è in aperto contrasto con i principi europei sull’economia circolare e con gli obiettivi di riduzione dei rifiuti non riciclabili previsti dai Piani Regionali per la Gestione dei Rifiuti (PRGR).
La vera occasione persa: non aver scelto la strategia Rifiuti Zero.-
In dodici anni, se la Regione avesse promosso una raccolta porta a porta con tariffazione puntuale, come richiesto dalla normativa vigente, oggi si potrebbe arrivare a differenziare oltre l’85% dei rifiuti, riducendo drasticamente il conferimento in discarica.
Molti Comuni italiani lo dimostrano ogni giorno, con risultati eccellenti, minori costi e maggiore giustizia ambientale.
Una tariffazione sbagliata premia i comportamenti peggiori
Le nostre associazioni denunciano da anni l’adozione, da parte del gestore della discarica di Brissogne, di una politica tariffaria inadeguata: il sistema attuale di fatto non premia adeguatamente i subATO virtuosi che investono nella raccolta differenziata domiciliare.
Serve un’inversione di rotta immediata:
• più trasparenza nelle tariffe;
• incentivo economico a chi differenzia meglio;
• piena attuazione dei principi “chi inquina paga” e “chi ricicla risparmia”.
Il referendum del 2012 non ha bloccato il futuro, lo ha reso possibile!
Il referendum che ha fermato l’inceneritore non è stato un errore, ma un atto di lungimiranza collettiva a tutela della salute pubblica. È la mancata volontà politica di seguire la strada della sostenibilità ad averci condotti oggi sull’orlo della saturazione della discarica.
Valle Virtuosa, Legambiente VdA e ISDE VdA chiedono con urgenza che la Regione adotti una strategia coraggiosa e coerente per la riduzione dei rifiuti, la giustizia tariffaria e la salvaguardia ambientale.

 

ACQUA : BENE COMUNE , DA TUTELARE CON IMPEGNI CONCRETI

COMUNICATO STAMPA CONGIUNTO DI LEGAMBIENTE VDA, VALLE VIRTUOSA E GIU’ LE MANI DALLE ACQUE E DA CVA

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Nei prossimi giorni il Consiglio Regionale discuterà l’aggiornamento del Piano di Tutela delle Acque (PTA), un documento importante che riguarda una delle risorse più preziose della Valle d’Aosta: l’acqua.

Le associazioni ambientaliste, già ascoltate in Commissione consiliare, vogliono ora condividere con la cittadinanza i punti su cui intendono vigilare e impegnarsi, affinché il Piano non resti solo sulla carta.

Apprezziamo il fatto che, seppur con molto ritardo (il Piano attualmente in vigore risale al 2006), si stia finalmente arrivando all’approvazione del nuovo PTA. I suoi principi generali – la tutela e il ripristino dell’ambiente acquatico, la partecipazione delle comunità locali, il confronto tra i diversi soggetti coinvolti – ci trovano pienamente d’accordo. Ma ora è fondamentale passare dai buoni propositi ai fatti.

I nodi critici da affrontare

Abbiamo evidenziato, ciascuno con le proprie competenze, diversi aspetti che ci preoccupano e su cui chiediamo fin da ora un impegno serio durante la fase di attuazione:

  • Tutela della fauna ittica: servono misure reali per garantire la continuità dei corsi d’acqua e il passaggio dei pesci, soprattutto nelle aree protette. Non ci convince l’efficacia degli attuali interventi del Consorzio Pesca.

  • Ripristini ambientali e gestione dei sedimenti: lo svuotamento delle dighe (svasi), l’hydropeaking e altri interventi possono avere forti impatti. Vanno compensati e monitorati con rigore.

  • Controlli e sanzioni: mancano dati aggiornati e verifiche sui prelievi d’acqua. Servono sistemi di misurazione affidabili e sanzioni vere per chi non rispetta le regole.

  • Deflusso ecologico: bisogna rivedere le regole sul rilascio minimo d’acqua nei fiumi, soprattutto nelle zone protette o a rischio ambientale.

  • Ambienti glaciali e post-glaciali: chiediamo norme chiare per tutelare queste aree fragili e sempre più esposte al cambiamento climatico.

  • Compatibilità tra usi diversi: ogni decisione deve tenere conto sia delle esigenze ambientali, sia di quelle economiche. Ma la salute dei fiumi deve venire prima.

Una regola che non può valere solo per alcuni

Una delle maggiori criticità riguarda l’applicazione delle nuove norme solo alle nuove concessioni o ai rinnovi (escluse le grandi centrali idroelettriche). Tutti gli altri impianti continueranno a operare secondo vecchie regole, anche se non più compatibili con le esigenze ambientali. Questo non è accettabile!

Le nostre richieste

Per evitare che tutto resti fermo o che le decisioni vengano prese senza confronto, chiediamo:

  • che le associazioni ambientaliste siano coinvolte nei tavoli tecnici di attuazione del Piano, a partire dalla Cabina di regia ipotizzata;

  • che venga riattivato l’Osservatorio regionale sulla crisi idrica, fermo dal 2023;

  • che venga istituito un nucleo di vigilanza ambientale, indipendente e operativo, in grado di controllare sul campo ciò che succede;

  • che si attui davvero quella “concertazione con il territorio” di cui il Piano parla.

La difesa dell’acqua e dell’ambiente non può essere lasciata a promesse generiche. Deve diventare un impegno concreto, condiviso e trasparente. Perché l’acqua è di tutti, e tutelarla è un dovere collettivo.



Lago di Lod

Il sindaco di Chamois condannato per danneggiamento di bene paesaggistico

l tribunale di Aosta (giudice dott. Marco Tornatore) ha giudicato il sindaco di Chamois, Lorenzo Mario Pucci, colpevole per danni ambientali e paesaggistici provocati dall’abbassamento delle acque del Lago Lod nella primavera del 2022 e lo ha condannato ad una multa di 1800 euro, al pagamento delle spese legali e ad un risarcimento all’associazione Legambiente, che si era costituita parte civile (risarcimento da determinare in separata sede).

Il processo è durato tre anni e il dibattimento ha esaminato il drastico abbassamento del livello dell’acqua del lago nella primavera 2022, imputabile non solo alla siccità, ma anche alla deliberata e volontaria deviazione delle acque di afflusso del Ru Novales, regolate da un sistema artificiale di gestione delle acque (realizzato dal Comune con fondi regionali) e attivo da oltre 20 anni che provvede al ricircolo ed al mantenimento del livello del lago.

La drammatica situazione della primavera 2022 aveva dato origine a Chamois a una forte mobilitazione di chamoisins, residenti, turisti, e della stampa valdostana, soprattutto quando si venne a conoscenza di un progetto di una licenza idroelettrica (concesso dalla Regione) che avrebbe permesso ad un privato di prelevare giornalmente dal piccolo Lago Lod fino a 2/3 del suo volume d’acqua (22.000 mc su 30.000). Seppur per ora sospesa e con la richiesta di una modifica, la concessione non è mai stata revocata da parte della Regione Valle d’Aosta.

Il drammatico calo del livello del lago e il conseguente danno ambientale e paesaggistico hanno spinto Legambiente a costituirsi parte civile nel processo, per difendere la peculiarità del Lago Lod e l’equilibrio biologico del suo ecosistema danneggiato in modo drammatico.

«Nella fascia di vegetazione acquatica vi sono specie di pregio di flora e fauna inserite nelle liste di protezione internazionale, come il Ranuncolo acquatico e il Poligono anfibio, marcite e ridotte in putrescenza. Anfibi ed altre specie di piccola fauna non hanno potuto riprodursi, e sono sparite: il Rospo comune, la Rana temporaria e la preziosissima libellula (Aeshna grandis) che solo l’anno prima animava la superficie dell’intero lago», osserva Rosetta Bertolin, referente di Legambiente per le acque valdostane.

Il processo, ora terminato con la condanna del sindaco Pucci, segna un’importante presa di coscienza delle peculiarità ambientali del lago di Lod e della necessità della sua costante e vigile difesa.

ECCO LE BANDIERE VERDI E NERE DI CAROVANA DELLE ALPI 2025!

Il 3 maggio scorso sono state assegnate le Bandiere Verdi e Nere di Carovana delle Alpi edizione 2025. In Valle d’Aosta la Bandiera Verde è andata all’allevatrice Marzia Verona, la Bandiera Nera al Comitato caccia regionale Bandiere Nere per le regole da Far West nella gestione/concezione degli equilibri ecosistemici, in particolare riguardo alla caccia alla Volpe. Pubblichiamo il comunicato stampa di Legambiente nazionale.

Link al dossier completo:

https://www.legambiente.it/wp-content/uploads/2025/05/report-carovana-delle-alpi-2025.pdf

SUMMIT NAZIONALE BANDIERE VERDI 2025

Nel 2025 sono 19 le bandiere verdi di Legambiente che sventolano sull’arco alpino
Premiate realtà che investono con successo su turismo dolce, agricoltura e progetti socioculturali 
utilizzando come volano la sostenibilità ambientale
 
Piemonte e Friuli-Venezia Giulia le regioni, a parimerito, con più vessilli green, seguite da Lombardia e Veneto
 
Tra i premiati: si va dalla Cooperativa di Comunità VISO A VISO di Ostana (CN) che punta su benessere, salute e welfare comunitario alla pastora e scrittrice Marzia Verona (AO) alla sottosezione del CAI di Brescia che promuove il Cammino dei boschi di ferro sulle Alpi Lombarde
 
Dalle Alpi arrivano storie sempre più attente alla sostenibilità e che guardano al futuro di questi luoghi. Nel 2025 sono 19 le bandiere verdi di Legambiente che sventolano sull’arco alpino e che ben sintetizzano come l’attenzione e la cura crescente nei confronti del territorio montano passino sempre più dalla sostenibilità ambientale, un volano fondamentale per queste aree interne. Piemonte e Friuli-Venezia Giulia sono le regioni che quest’anno hanno ricevuto, a parimerito, più bandiere verdi – ne contano rispettivamente 4 ciascuna – seguite da Lombardia e Veneto, rispettivamente con 3 bandiere a testa, Trentino, 2,  Alto Adige, 1, Valle D’Aosta 1, Liguria 1. Da questi territori arrivano storie che hanno al centro tre ambiti chiave – turismo dolce, pratiche legate agricoltura, alla silvicoltura e pastorizia, progetti socioculturali – e che ben raccontano la grande rivoluzione in atto sull’arco alpino. Qui la parola d’ordine non è solo far conoscere il territorio e attrarre turisti, ma anche incentivare un ritorno abitativo in queste terre rafforzano le comunità locali.
 
Su 19 vessilli green ben cinque sono andati ad iniziative legate al turismo dolce; altre cinque a pratiche legate all’agricoltura, alla silvicoltura e alla pastorizia; le restanti 9 bandiere verdi sono state assegnate a progetti socioculturali, capaci di rafforzare il tessuto comunitario e di promuovere valori condivisi, soprattutto in ambito socio-ambientale. Tra le 19 bandiere verdi 2025 si va, ad esempio, dal cuore del piccolo borgo di Ostana, in provincia di Cuneo, dove la Cooperativa di Comunità VISO A VISO, nata nel 2020, porta avanti una serie di servizi e attività incentrate su benessere, salute, welfare comunitario, turismo sostenibile e che hanno permesso al piccolo borgo piemontese di rinascere, alla storia della pastora e scrittrice Marzia Verona che ha deciso di vivere in quota portando avanti l’attività pastorale, per passare all’Azienda agricola Raetia Biodiversità Alpine (SO) che segue e adotta i principi dell’agroecologia coltivando ortaggi, fagioli autoctoni e patate antiche della biodiversità alpina; ed ancora all’associazione “Progetto Lince Italia, Tarvisio, impegnata nello studio della lince specie a rischio, al rifugio Alpino Vallorch gestito dall’associazione “Lupi, Gufi e Civette” che si distingue per essere un centro di educazione naturalistica e turismo sostenibile. E poi c’è la sottosezione del CAI di Brescia che promuove il Cammino dei boschi di ferro sulle Alpi Lombarde, solo per citarne alcune. Le Bandiere Verdi 2025 sono state consegnate oggi da Legambiente in occasione del IX SUMMIT nazionale delle Bandiere Verdi, a Orta San Giulio, uno dei borghi più belli d’Italia, in provincia di Novara, nell’ambito del convegno Comunità in transizione: dai frammenti alla visione” che ha visto confrontarsi esperti del settore, associazioni, comunità locali e studiosi.
rotagonisti delle Bandiere verdi di quest’anno sono comunità locali, singoli cittadini, associazioni, cooperative, amministrazioni, aree protette che adottano un approccio sempre più sostenibile anche per fronteggiare crisi climatica e spopolamento abitativo che colpisce soprattutto i piccoli borghi. Un’attenzione quella verso la sostenibilità cresciuta negli anni come dimostrano le 302 bandiere verdi assegnate in questi 23 anni, dal 2002 al 2025, da Legambiente e che ben raccontano il fermento in corso su tutto l’arco alpino. Non bisogna, però, abbassare la guardia su quelle pratiche ancora poco sostenibili presenti nelle aree interne montane e che Legambiente denuncia ogni anno con le Bandiere Nere. Nel 2025 sono 9 le Bandiere Nere assegnate a interventi che sull’arco alpino hanno un approccio poco sostenibile nei confronti della montagna: 8 in Italia e una oltralpe, in Austria. Il Friuli-Venezia Giulia è la regione con più bandiere nere, ben tre, seguita da Piemonte, Valle d’Aosta, Trentino, Alto Adige e Veneto, tutte rispettivamente con un vessillo nero. In Austria vessillo nero all’industria dello sci austriaca per l’accanimento nell’ampliare le aree sciistiche del Tirolo sfruttando le ultime aree glaciali rimaste sulle Alpi orientali.
 
“La nostra Penisola – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – custodisce un patrimonio ambientale unico e strategico rispetto alla crisi climatica in atto, quale quello delle aree montane, luoghi di straordinario valore naturalistico, oggi in grande difficoltà a causa della carenza dei servizi, degli effetti del clima che cambia e dello spopolamento abitativo. Le bandiere verdi che ogni anno assegniamo alle migliori esperienze alpine ci raccontano come in questi territori ci sia però una risposta concreta a tutto questo. Esperienze che puntano su innovazione e sostenibilità ambientale che rappresentano un prezioso volano di sviluppo per i territori montani. In questo percorso, però, è importante non lasciare sole le comunità locali. Per questo chiediamo alle istituzioni e alla politica regionale e nazionale di fare la propria parte supportando i comuni montani attraverso interventi e normative in grado di promuovere una visione condivisa e un’azione coordinata anche su scala sovraregionale”.   
 
“Le bandiere verdi – commenta Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente – rappresentano un modello di sviluppo che vorremmo prendesse sempre più piede nelle aree montane interne e che ben raccontano un’economia basata su dinamiche relazionali aperte, in cui operano attori capaci di immaginare e condividere progetti, di generare senso comune. Dalle storie che premiamo emerge il valore fondamentale della comunità dove si sviluppano pratiche e visioni nuove, capaci di offrire risposte concrete e partecipate alle trasformazioni sociali che stiamo vivendo. Siamo di fronte a frammenti di quella che il sociologo Aldo Bonomi definisce una comunità di cura, che insieme alla comunità operosa dovrebbe diventare un riferimento fondamentale per l’azione delle istituzioni e per l’orientamento delle attività di ricerca, nel percorso di senso della società che vogliamo costruire. Una comunità che però da sola non basta, che si deve rafforzare e deve essere sostenuta”.
 
Cinque Bandiere Verdi 2025 per iniziative legate al turismo sostenibile
  1. Vessillo green al Rifugio Alpino Vallorch e associazione Lupi, Gufi e Civette, presidio di educazione ambientale e sostenibilità nel Cansiglio (BL) nel promuovere la conoscenza e la tutela della Foresta del Cansiglio attraverso attività didattiche e ricettive eco-compatibili.  2) Al Consorzio Turistico del Pinerolese (TO) per la capacità di costruire una rete efficace tra operatori pubblici e privati per valorizzare il territorio del Pinerolese. 3) Al Parco Naturale Regionale del Beigua per un approccio integrato e lungimirante alla gestione del territorio, con un forte accento sulla sostenibilità ambientale e il turismo responsabile. 4)  All’associazione Oplon, nata nel 2023 e costituita da un gruppo di giovani, impegnata nel rivitalizzare il territorio della Val Tramontina attraverso iniziative come il Threesound Fest e il progetto di recupero di Casa Abis; Tramonti di Mezzo (PN). 5) Alla Sottosezione CAI Valle di Scalve (BG) per la realizzazione del progetto “La Via Decia – Il cammino dei boschi di ferro”.
 Cinque Bandiere Verdi 2025 per iniziative legate all’agricoltura pastorale e forestale
1) All’Azienda agricola Raetia Biodiversità Alpine di Patrizio Mazzucchelli (SO) per la costante e appassionata ricerca di varietà tradizionali a rischio di estinzione sia nella provincia di Sondrio sia nelle altre aree montane italiane ed estere. 2) Alla pastora e scrittrice Marzia Verona della provincia di Aosta; 3) Alla Comunità di supporto all’agricoltura CRESCO della Val Varaita (CN) per la capacità di promuovere un’agricoltura sostenibile e multifunzionale. 4) Ad AsFo “La Serra” – Agire insieme per tutelare il territorio (TO) per promuovere una nuova cultura del bosco e della cura del territorio, favorendo lo sviluppo territoriale e ovviando al progressivo degrado del territorio della Serra causato dall’abbandono delle pratiche agro-silvo-pastorali e dalla frammentazione fondiaria. 5) Ad A.S.U.C. (Amministrazione Separata beni di Uso Civico) di Sopramonte, di Baselga del Bondone e di Vigolo Baselga (Trento) per aver seguito una gestione attenta e sostenibile di boschi, pascoli e prati aridi.
 
Nove Bandiere Verdi 2025 per progetti socio-culturali
1) Vessillo green in Piemonte alla Cooperativa di Comunità VISO A VISO – Ostana (CN) che fa impresa coniugando la capacità di gestire un importante patrimonio edilizio pubblico con la necessità di essere un luogo di trasformazione, creando nuova economia e opportunità sul territorio 2) Al Gruppo ambientalista NOSC CUNFIN, Val Gardena (BZ) per tutelare l’area dei Piani di Cunfin, le formazioni rocciose della Città dei Sassi e il Gruppo del Sassolungo da ulteriori speculazioni. 3) A Dominio Civico di Clavais, Ovaro (UD), per il progetto e l’attività di gestione del patrimonio collettivo a salvaguardia dell’eredità culturale della frazione di Clavais (Ovaro). 4) All’associazione Casa Alexander Langer (UD) per la creativa esperienza culturale promossa nelle aree interne; 5) All’associazione culturale di ricerca “Progetto Lince Italia”, Tarvisio (UD) perché grazie a decenni di studi sui grandi mammiferi carnivori e sulle loro interazioni con l’uomo, è stato possibile portare a termine con successo la reintroduzione della lince nelle Alpi Orientali. 6) Ai Promotori del programma Alpha skills – Morbegno (SO) per la progettazione di strumenti e metodologie che supportino i giovani tra gli 11 e i 15 anni verso scelte formative e professionali ispirate alle Competenze Green; 7) Allassociazione EQuiStiamo APS e Comitato per la difesa del torrente Vanoi (BL e TN) per l’impegno nella sensibilizzazione e nella mobilitazione delle comunità locali sulla tutela delle risorse idriche, promuovendo alternative sostenibili alle dighe e un’alleanza tra territori montani e di pianura. 8) Alla Cooperativa sociale Cadore – Dolomiti (BL)​ per promuovere l’inclusione sociale e la tutela ambientale mediante l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate. 9) Al Comitato per la tutela e la valorizzazione dei laghi di Serraia, Piazze e relativi ecosistemi (Altopiano di Pinè, Trento) per aver analizzato la situazione dei laghi dell’Altopiano di Piné, redigendo documenti, organizzando eventi pubblici informativi e avanzando proposte per contrastarne il degrado e migliorarne le condizioni ambientali.
 

 

Gare di Trial nella valle di Cogne?

La ministra Santanché voleva portare i turisti a Cogne in elicottero e per fortuna nessuno l’ha ascoltata, ma anche le moto da trial non scherzano a livello di rumore e spregio per l’ambiente.

E’ quindi con sconcerto che siamo venuti a sapere che sabato 24 e domenica 25 maggio a Cogne sono previste due gare del campionato di Trial Piemonte Valle d’Aosta, di cui abbiamo visto delle tracciature del percorso a Plan Cretetta, sopra Gimillan.

Il fatto di portare una simile attività a pochi passi dal Parco nazionale Gran Paradiso e vicino a Parco regionale del Mont Avic, zone SIC e ZSC, deve essere interpretato evidentemente come una sfida alle aree protette e al buon senso.

Legambiente pone quindi alcune domande.

Chi ha autorizzato queste gare?

E’ possibile immaginare che il frastuono di questi mezzi non disturbi la fauna protetta a qualche centinaio di metri di distanza (ragione per cui sarebbe auspicabile la creazione di una fascia di rispetto intorno ai parchi)?

E’ logico proporre manifestazioni del genere in alta montagna, in territori sensibili dove di solito le persone vanno a cercare tranquillità e contatto con la natura?

Quale sarebbe il target turistico che si spera di attirare in una località considerata da sogno, una “perla delle Alpi” come Cogne?