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Incontro pubblico delle associazioni ambientaliste sul Piano di Tutela delle Acque – sabato 20 maggio 2017

 

“Come stanno le acque valdostane? Qual è lo stato di salute dei corsi d’acqua in VdA? Chi usa le acque valdostane? Quanto rendono? a chi?”

Le associazioni ambientaliste che partecipano all’aggiornamento del Piano di Tutela delle Acque desiderano condividere le informazioni raccolte durante un anno di lavoro, presentare le proprie proposte per tutelare sempre meglio le risorse ambientali della Regione e raccogliere indicazioni e suggerimenti da parte di tutti coloro che sono interessati al tema delle nostre acque.

SABATO 20 MAGGIO 2017 PRESSO LA SALETTA DI PALAZZO REGIONALE

DALLE ORE 17 ALLE 19

Intervengono:

– Paolo Gino: acqua pubblica, acqua bene comune, acque di proprietà della Valle d’Aosta;

Lo stato di salute dei corsi d’acqua in VdA, dati dal PTA e dati di realtà:

– Rosetta Bertolin: lo stato di qualità dei corsi d’acqua, le pressioni e lo sfruttamento

idroelettrico;

– Alexia Benato: l’utilizzo irriguo e il co-uso irriguo/idroelettrico.

I profitti e le rendite dall’uso dell’acqua:

– Jeanne Cheillon: le rendite legittime e i profitti illeciti;

– Alessandro Bortot:: Giù le mani dalle acque e dalla CVA.

Quali prospettive per la acque valdostane:

Marcello Dondeynaz: la risorsa acqua in VdA, proposte per il nuovo Piano di Tutela delle Acque.

Segue dibattito.

Una regione alla mercè delle lobbies dell’idroelettrico

Le Associazioni che partecipano come portatori di pubblico interesse ai processo di revisione del del PIano di Tutela delle Acque hanno inviato una lettera al Presidente della Regione VDA  Marquis, ai Ministri per lo sviluppo economico, calenda, eper l’ambiente, Galletti, e al Tribunale Superiore delle Acque.La pubblichiamo integralmente.

LETTERA APERTA – Una Regione alla mercé delle lobby dell’idroelettrico.

Le imprese dell’idroelettrico hanno presentato nei mesi scorsi al Tribunale Superiore Acque Pubbliche un ricorso contro la moratoria alla realizzazione di nuove centrali che la Regione Valle d’Aosta ha introdotto nel dicembre 2016.

Ricordiamo che la Valle d’Aosta contribuisce alla produzione nazionale di energia idroelettrica con una produzione media annua di 3.000 milioni di KW, con un totale di 226 impianti di grandi e medie dimensioni, risalenti i più grandi al secolo scorso, (dati PEAR del 2013 oggi ampiamente superati).

 

PRELIEVI ILLECITI PROFITTI PER POCHI, DANNI PER TUTTI

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Alla luce del dibattito, svoltosi nei giorni scorsi in Consiglio Regionale, a proposito dello sforamento nei prelievi dell’acqua dai torrenti a scopo idroelettrico, Legambiente esprime la propria preoccupazione e quella dei valdostani circa una vicenda che da tempo penalizza la nostra regione del punto di vista ambientale e dal punto di vista economico.

Preso atto che gli impianti di sfruttamento delle acque ad uso idroelettrico sono superiori a 300 e riguardano, almeno in parte, tutti i corsi d’acqua della regione, e che sono in corso 63 contenziosi per il mancato rispetto del deflusso minimo vitale e per il superamento delle portate medie annue, risulta evidente l’entità del danno ambientale che è stato cagionato ai nostri fiumi e torrenti, e quindi al territorio in generale.

Allo stesso tempo rileviamo il danno economico che subiscono i valdostani, i quali oltretutto contribuiscono, tramite il pagamento delle bollette, all’arricchimento illecito di imprese così poco scrupolose.

Ricordiamo che le sanzioni, comminate ai sensi delle normative vigenti (che risalgono al 1933) a coloro che non hanno rispettato quanto stabilito dai disciplinari di concessione di derivazione, sono di una entità risibile in confronto ai profitti realizzati dagli stessi soggetti grazie agli incentivi verdi.

Chiediamo che la normativa regionale sulle sanzioni, che l’assessore Baccega annuncia di prossima emanazione, tenga in debito conto l’interesse dei valdostani e non vada ancora una volta a premiare coloro che sfruttano, anche in modo illecito, le nostre risorse per il proprio profitto.

 

NCENTIVI ALL’IDROELETTRICO : AZIENDE ED IMPIANTI CHE VIVONO SOLO SE OPERANO NELL’ILLEGALITA’?

Apprendiamo da un articolo su Gazzetta Matin di lunedì 5 settembre che le 6 imprese valdostane sotto procedimento di infrazione da parte del GSE (Gestore Servizi Energetici) per aver prelevato più acqua del dovuto da turbinare nelle loro centrali, si lamentano e preannunciano un loro probabile crack nel caso in cui siano obbligate a rendere i 10,2 milioni di euro percepiti indebitamente con i certificati verdi.

Va precisato che il GSE non ha richiesto la restituzione diretta delle somme illecitamente percepite, ma ha disposto il blocco parziale degli incentivi per i prossimi 4 anni. Si è quindi fatto carico delle eventuali difficoltà delle aziende, non chiedendo indietro i soldi ma limitandosi e non erogarne per il futuro, fino al recupero delle somme dovute.

Lamentarsi, e ricorrere al TAR e addirittura al Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche, contro una soluzione tanto accomodante ci pare quantomeno eccessivo, anche perchè un eventuale accoglimento delle loro istanze creerebbe un precedente pericoloso, aprendo di fatto la strada ad un regime di sostanziale impunità, rendendo possibile prelevare dai torrenti e turbinare una quantità di acqua maggiore di quella concessa dagli Uffici regionali, e sulla quali le società pagano dei canoni..

Con buona pace di concetti come Minimo Deflusso Vitale, conservazione della vita ecologica dei corsi d’acqua e via dicendo.

Ma la protesta delle società ci fa sorgere un dubbio: per quale motivo la restituzione di quanto guadagnato turbinando acqua in eccesso rispetto alle concessioni metterebbe in gioco la stessa sopravvivenza delle società? Negli studi di impatto ambientale che abbiamo esaminato in questi anni tutto sembrava chiaro: il regime incentivante dei primi 15 anni di produzione di una qualunque centrale avrebbe prodotto guadagni notevoli, turbinando, ovviamente, la quantità d’acqua concessa dagli Uffici regionali. Anzi, in molti casi i proponenti prevedevano di recuperare gli investimenti fatti per i lavori in soli due anni!

Diventa per noi, ma crediamo per ogni cittadino che sappia fare due conti, difficile capire come mai il rimborso degli incentivi, aggiuntivi a quelli concordati e quindi illegittimamente percepiti, possa mandare in crisi queste società. Hanno sbagliato i conti iniziali, realizzando impianti che non sono economicamente sostenibili se rimangono nella legalità?

Questa è una ben triste vicenda, in cui i nostri torrenti sono spesso ridotti a rigagnoli e rischiano il degrado della vita biologica, i cittadini pagano attraverso una parte della bolletta gli incentivi ai produttori di energia elettrica, e i pochi chi in questi anni si sono arricchiti a scapito dell’ambiente non vogliono ammettere di aver sbagliato (oppure fatto i furbi?), restituendo il dovuto.

Auspichiamo che sia fatta chiarezza.

 

ALPE CORTLYS : SOSTIENI LA PETIZIONE ONLINE!

Continua la nostra battaglia per salvare l’Alpe Cortlys (Gressoney-la-Trinité). Sosteniamo con forza la petizione lanciata dal  “COMITATO PER LA SALVAGUARDIA E LA TUTELA DI CORTLYS”!

Firma anche tu a questo link:

https://secure.avaaz.org/it/petition/Al_Ministro_dellAmbiente_Salviamo_lanfiteatro_morenico_di_Cortlys_Gressoney/?launch

Leggi la lettera appello del Comitato, che riportiamo qui integralmente

Cari amici,

ci aiutate a salvare l’Alpe Cortlys, uno dei paesaggi più belli delle nostre Alpi, un ambiente fragile e maestoso che appartiene a tutti noi?Con lo scioglimento della neve, potrebbe essere definitivamente aperto il cantiere per la costruzione della centrale idroelettrica di Cortlys. Per un vantaggio economico privato la società The Power Company rischia di compromettere per sempre un bene ambientale e paesaggistico insostituibile.