Nuovo taglio sconsiderato di alberi lungo la Dora Piste ciclabili e opere di riqualificazione vanificate da autorizzazioni devastanti Chi guadagna da queste azioni barbare?

un tratto della sponda disboscata quest’anno

D’estate i media consigliano agli anziani di frequentare parchi e alberate cittadine per difendersi dal calore eccessivo. Ed è comunque sempre bello e rigenerante camminare tra gli alberi, magari lungo la sponda di un fiume.

Ma è anche noto che gli alberi non sempre sono apprezzati per il loro inestimabile contributo alla mitigazione dei cambiamenti climatici e per il contributo alla qualità dell’aria che respiriamo, in particolare nella Plaine di Aosta e dintorni, dove risulta ancora molto, troppo diffusa presso parte degli amministratori e dei decisori politici la convinzione che il territorio presenti tanto verde da giustificarne l’abbattimento indiscriminato e il puro sfruttamento economico.

Il nostro Circolo raccoglie spesso segnalazioni di cittadini che invece sembrano sempre più sensibili alla difesa del patrimonio boschivo.

el 2018, ci era stato segnalato, purtroppo a lavori già conclusi, un cospicuo taglio spondale lungo la riva sinistra orografica della Dora, nel tratto tra Villefranche e loc. Teppe. Una ditta privata era stata autorizzata all’abbattimento degli alberi, per acquisire il legname, dietro pagamento di una tariffa stabilita con Deliberazione della Giunta Regionale. Vicino all’area tagliata passa la pista ciclabile della Plaine, prima ombreggiata e ora nuda, con un danno evidente per i suoi frequentatori. Nella stessa zona, inoltre, il Comune di Quart aveva realizzato un interessante intervento di valorizzazione di una palude a scopo turistico-ricreativo, con il posizionamento di passerelle in legno, pannelli esplicativi sulla flora e la fauna del luogo. Il sito era inserito nel bosco circostante che ora non esiste più. Che senso ha dunque autorizzare simili tagli? Che criterio segue chi li autorizza?

Di recente abbiamo ricevuto segnalazione di un nuovo taglio di alberi, sempre sulla stessa martoriata sponda della Dora, ma in Comune di Saint Christophe. Nel bosco sulla riva che va dalla Croix Noire verso l’aeroporto è stata aperta una pista di circa 3 metri di larghezza. Dopo aver effettuato due sopralluoghi e ad aver acquisito gli atti, la situazione ci appare tristemente chiara. Il taglio richiesto dall’ENAC già a fine gennaio 2018 avrebbe dovuto riguardare 400 metri circa di sponda e interessare solo le piante troppo alte, in parte adiacenti all’area aeroportuale stessa, in parte lungo la Dora. Invece si è cominciato ad abbattere partendo da oltre un km. di distanza perché la ditta privata incaricata del lavoro ha chiesto e ottenuto di aprire una pista lungo la sponda, a partire dall’area sottostante il canile regionale, per raggiungere l’area dell’intervento con i propri mezzi anche se esisteva un’altra possibilità di accesso, molto più vicina al cantiere. Gli atti che abbiamo letto non spiegano perché sia stata operata una scelta diversa, ma tant’è.

Oggi possiamo dire che le alberature spondali sulla sinistra orografica della Dora, nel tratto da Villefranche alla Croix Noire, sono drasticamente diminuite in due anni, per opera di sciagurate scelte amministrative. Nel primo caso, su semplice richiesta di un privato, nel secondo a causa di un ampliamento non necessario di un intervento dovuto per la sicurezza aerea.

Nel 2018, dopo l’episodio di Quart, abbiamo chiesto e ottenuto che le concessioni di taglio di boschi ripari appartenenti al Demanio Idrico Regionale fossero sospese fino all’approvazione di regole certe e trasparenti di concessione. Ora ci troviamo di fronte ad un caso diverso, ma la tendenza a bistrattare il patrimonio boschivo fluviale ci sembra identica.

La nostra Associazione ha lanciato, all’inizio di quest’anno, il progetto DORA IN POI, volto alla valorizzazione naturalistica, storico paesaggistica, turistica e ricreativa del nostro fiume, che da sempre è stato percepito quasi esclusivamente come risorsa economica. L’idea ha una connotazione positiva e propositiva, e ha riscosso grande interesse. Ci chiediamo, però, fino a che punto sarà possibile realizzarla se le sponde del fiume continueranno ed essere deprivate del loro patrimonio boschivo, che rappresenta un elemento centrale della sua bellezza e godibilità.

DISCARICA DI POMPIOD CITTADINI INFORMATI E CIVILI METTONO ALLE STRETTE UNA POLITICA BALBETTANTE DOVE VA LA GESTIONE DEL TERRITORIO?

La vicenda della discarica di Pompiod per rifiuti “speciali inerti” (secondo l’ambigua definizione coniata dagli uffici regionali), ha segnato una significativa tappa lo scorso 23 luglio, alla biblioteca di Aymavilles, con l’incontro tra la popolazione e la Regione, promesso dall’assessore Chatrian a seguito di un’interpellanza in Consiglio Regionale.

L’incontro, molto partecipato e civile, ha evidenziato l’accresciuta sensibilità ambientale e la preparazione dei cittadini, a fronte delle incertezza delle Amministrazioni (regionale e comunale) che non paiono, al momento, in grado di recepirne le mutate esigenze, né tantomeno di rispondere a precise domande sul futuro della gestione del territorio.

Il Comitato per la Tutela di Pompiod, promotore di una articolata petizione popolare che, ha annunciato l’assessore Chatrian, sta per iniziare l’iter nella competente Commissione del Consiglio regionale, ha posto innanzitutto la questione cardine del problema: l’impianto, autorizzato come discarica per inerti, accetta in realtà rifiuti speciali non pericolosi, concedendo oltretutto le massime deroghe consentite dalla legge sulla concentrazione di inquinanti nel materiale conferito! Una situazione che imporrebbe di adottare criteri di costruzione, di gestione e di sorveglianza più stringenti di quelli previsti, appunto, per una discarica per rifiuti speciali. Ceneri provenienti da termovalorizzatori, rifiuti vari di fonderia come le scorie di fusione, ecc., non possono certo essere assimilati a terre e rocce da scavo.

Non convince, anzi inquieta, l’ostinazione della Dirigente regionale responsabile, dott.ssa Mancuso, a definire inerte il materiale stoccato a Pompiod: se così fosse, sarebbe difficile comprendere come mai aziende molto distanti dalla Valle d’Aosta vengono a conferire qui, affrontando anche notevoli spese per il trasferimento del materiale. Forse che, per esempio, tra Firenze ed Aymavilles non esistono impianti che accettano inerti?

Legambiente Valle d’Aosta condivide i timori dei cittadini e sostiene il lavoro del Comitato che ha dimostrato grande preparazione e informazione, riuscendo a sollevare anche un altro tema rilevante: la questione dei controlli. Sia i rappresentanti del Corpo Forestale regionale sia la Dirigente competente hanno dichiarato che ne sono stati eseguiti molti. Ma, chiediamo noi, il piano di sorveglianza previsto dalla Deliberazione di Giunta Regionale 909/2016, che ha autorizzato l’impianto, viene applicato? Esso prevede una serie ben precisa di analisi: in particolare ogni 3 mesi quelli sulle acque sotterranee e sul percolato, cui si aggiunge un controllo annuale più articolato di questi aspetti, e poi una relazione annuale sui volumi e le tipologie di rifiuti stoccati. E questi dati devono essere pubblici, ai sensi del Decreto Legislativo 19 agosto 2005 n.195, che prevede la pubblicità di tutti i dati ambientali inerenti attività potenzialmente dannose per l’ambiente. Sul punto l’assessore si è impegnato in senso positivo, prospettando però tempi non immediati per la necessità di adeguamenti tecnici del sito regionale.

Il discorso va ricondotto, a nostro avviso, ad una linea di condotta generale. E’ tempo che la nostra Regione si adegui finalmente alle norme che prevedono la trasparenza sui dati ambientali! Tutti i monitoraggi di aziende e attività economiche potenzialmente inquinanti vanno pubblicati al più presto. Chiediamo però tempi certi, che vengano annunciati e rispettati e che al Piano di sorveglianza di Pompiod vengano aggiunti controlli sulla qualità dell’aria e le polveri.

Ma soprattutto, chiediamo, insieme ai cittadini, che l’Amministrazione regionale, di concerto con i Comuni, ritorni a programmare la gestione del territorio che deve essere pensata a beneficio delle comunità locali.

Riconosciamo all’assessore Chatrian la disponibilità ad accogliere una rappresentanza del Comitato ad un tavolo di sorveglianza dell’impianto, ma occorre un passo ulteriore: le domande più significative della serata sono infatti cadute nel vuoto. A più riprese è stato chiesto quale beneficio la comunità valdostana trae dall’ospitare questi impianti e se, visto l’avvio dell’enorme discarica di Issogne, anch’essa per rifiuti speciali, vi sia l’intenzione di disseminare il nostro territorio di impianti di questo tipo, provocando gravi danni, oltre che all’ambiente, all’economia turistica e agricola.

Domande a cui è seguito il silenzio.

Un silenzio che deve finire, perché non tutto ciò che è lecito e può essere fatto ha una ricaduta positiva sul territorio.

La politica deve scegliere da che parte stare, e farlo ascoltando i cittadini.

carovana delle alpi 2019 : bandiera nera alla regione autonoma valle d’aosta

MOTIVAZIONE: per aver fatto propria, attraverso atti pubblici e amministrativi, la scelta di collegamento intervallivo tra la Valtournenche e la Val d’Ayas attraverso il Vallone delle Cime Bianche

DESCRIZIONE

Della possibile realizzazione di un collegamento intervallivo tra la Valtournenche e la Val d’Ayas si è ripreso a parlare da qualche anno (2014), quando i comuni di Valtournenche (capofila), Zermatt, Ayas, Gressoney-La-Trinité e Gressoney-Saint-Jean, utilizzarono i fondi europei ALPLINKS per realizzare uno studio di fattibilità per un collegamento funiviario con opere altamente impattanti per tutta la zona interessata attraverso il selvaggio ed incontaminato Vallone delle Cime Bianche, a monte di Champoluc, territorio perlopiù compreso nella ZSC “Ambienti glaciali del gruppo del Monte Rosa”. Contrariamente a quanto affermato, il progetto non amplia il comprensorio sciistico, poiché la conformazione del Vallone non consente la realizzazione di piste per lo sci alpino. Le nuove funivie avrebbero unicamente la caratteristica di impianto di trasferimento verso Cervinia e Zermatt. In questi 5 anni sono nati vari gruppi locali di opposizione, su iniziativa di turisti e residenti, tra cui “Ripartire dalle Cime Bianche” che ha delineato un modello alternativo di sviluppo turistico sostenibile per il Vallone, basato sulla valorizzazione degli ambienti selvaggi e delle emergenze storiche e paesaggistiche.

L’ingente costo di realizzazione (oltre 50 milioni di euro allora solo per le due funivie, lunghe circa 4 km ciascuna) ha posto in questi anni un sostanziale stop al progetto, nonostante tentativi di revisione che abbassavano i costi ma amplificavano l’impatto ambientale.

La nuova Giunta Regionale, insediatasi nel dicembre 2018, ha tuttavia impresso un’accelerazione,chiedendo alle due società funiviarie interessate una nuova relazione sulla fattibilità dell’opera e ipotizzandone la fusione per facilitare il reperimento dei capitali necessari.

In aprile, una delegazione del governo valdostano, guidata dal Presidente della Regione, si è incontrata con l’Amministrazione di Zermatt, La Giunta ha quindi dato subito l’impressione di voler avocare a sé il progetto, abbandonando di fatto il ruolo di terzietà.

L’ufficializzazione è arrivata il 19 aprile, con una Deliberazione (n. 513/2019) che costituisce un gruppo tecnico di lavoro, formato dai Dirigenti regionali competenti per area e da un rappresentante di Finaosta (la società finanziaria di proprietà regionale) con lo scopo di “definire il cronoprogramma amministrativo necessario per la realizzazione del collegamento intervallivo tra la Valtournenche e la Val d’Ayas”.

Non vi è quindi, per l’Amministrazione regionale, alcuna valutazione da compiere, non c’è spazio per alcun confronto, come richiesto a più riprese da gruppi di cittadini e dalle associazioni, e anche da alcune forze politiche in Consiglio Regionale. E’ stata fatta una scelta politica d’imperio, propagandando la realizzazione dell’impianto come l’opera che, tramite il collegamento tra le due valli valdostane e Zermatt, creerebbe un maxicomprensorio sciistico che, considerando anche Alagna Valsesia, si situerebbe al terzo posto nel mondo. Tutto ci tacendo sulla scarsa funzionalità di lunghi trasferimenti sugli impianti, e soprattutto, il prezzo altissimo che l’ultimo versante selvaggio del Monte Rosa dovrebbe pagare sull’altare di una disciplina sportiva il cui futuro è reso incerto dal cambiamento climatico in atto.

Nei tempi degli inverni senza neve, insomma, l’Amministrazione valdostana sceglie di sposare l’idea di costruire nuovi grandi impianti andando alla ricerca delle alte quote. Cime Bianche rischia di essere il primo di una serie di progetti volti ad infrastrutturare i versanti più elevati, rinunciando a pratiche più sostenibili e a un contatto con la natura che, anno dopo anno, stanno invece prendendo piede. Contro la volontà di trasformare le nostre montagne in selve di piloni (e le relative zone a valle di esse in serbatoi d’acqua per il costosissimo innevamento artificiale) si assegna la Bandiera Nera 2019 alla Giunta regionale Fosson.

carovana delle alpi 2019 . bandiera verde al comune di chamois

MOTIVAZIONE: a Chamois, unico Comune italiano non raggiunto dalle auto, per aver puntato le sue carte sull’ambiente e sulla proposta culturale, e per avere in cantiere un progetto di Comunità energetica oil free.

DESCRIZIONE

La prima cosa che compare, aprendo il sito del Comune di Chamois, situato nella media Valtournenche a 1815 metri d’altitudine – il più alto della Valle d’Aosta – è l’annuncio di un corso di compostaggio domestico “con l’obiettivo di ridurre il quantitativo di rifiuti da trasportare presso i centri di trattamento e i relativi costi”.

E siccome Chamois è un Comune che non si raggiunge in auto, ma solo in funivia (da Buisson) oppure salendo a piedi lungo la ripida mulattiera con le sue novantatré strette curve o ancora camminando (o pedalando) nel bosco lungo la tranquilla strada interpoderale a mezza costa che lo collega a La Magdeleine, portare via i rifiuti è più difficile che altrove. Del resto tutto a Chamois è più difficile che altrove. Il suo territorio arriva fino ai 3033 metri della Becca Trecare, e superano i 2500 metri molte delle cime che fanno da corona a questa magnifica località inserita nel consorzio delle “Perle delle Alpi”.E’ merito degli abitanti e degli amministratori locali avere sempre resistito alle lusinghe della mobilità su gomma e avere puntato le proprie carte sull’unicità ambientale, su un turismo sostenibile e sulle iniziative culturali.

Oggi la località è nota, agli appassionati del jazz e non solo, per Chamoisic (https:// chamoisic.com) il festival giunto quest’anno alla sua decima edizione (5-21 luglio), nato in alta quota e allargatosi ormai non solo alle località confinanti, ma ad altri Comuni valdostani e non con le sue proposte di concerti all’avanguardia, tra innovazione e tradizione.

Imboccata questa strada, che da sola meriterebbe il riconoscimento della Bandiera Verde, Chamois ha oggi in cantiere interessanti progetti tra cui va segnalato quello di Comunità Energetica (la forma giuridica sarà quella di cooperativa) messo a punto in collaborazione con il Politecnico di Torino e finanziato con fondi europei. Il primo obiettivo è quello di diventare Comune a zero consumo di combustibili fossili, producendo l’energia in modo autonomo e principalmente da fonti rinnovabili, e cedendo all’esterno solo le eccedenze: in altre parole l’obiettivo è realizzare l’autosufficienza energetica.Il secondo obiettivo è quello di essere trampolino di lancio per l’allargamento all’intera vallata delprogetto di comunità energetica.

Corollari del progetto sono la riqualificazione e ristrutturazione di edifici esistenti (case passive, ne è un esempio la casa già riqualificata in frazione La Ville) e la promozione di mobilità pubblica con bici elettriche e mezzi elettrici per trasporto materiali.

Consapevoli dei cambiamenti climatici, gli amministratori di Chamois sanno bene che la prospettiva di medio periodo è quella del potenziamento dell’offerta di turismo dolce e ambientalmente sostenibile.

CAROVANA DELLE ALPI 2019 : BANDIERA VERDE AL COMUNE DI CHARVENSOD

MOTIVAZIONE: per aver dato vita al progetto “Bouza-té”(Muoviti), proposto da un cittadino delComune stesso, per incentivare la mobilità sostenibile casa/lavoro/casa

DESCRIZIONE

“Dopo 10 anni di pedalate per recarmi al lavoro, tutti i giorni dell’anno ed aver totalizzato circa 60.000 km, ho pensato allora di fare quello che si fa in altri paesi del nord Europa e alcuni comuni italiani. Ovvero incentivare la mobilità casa/ lavoro. L’anno scorso ho deciso di rivolgermi alle amministrazioni più legate al territorio ovvero i comuni. Ed ho iniziato naturalmente dal mio comune di nascita eresidenza: Charvensod.”

Così Daniele Vallet, cittadino del comune di Charvensod, sito a pochi km da Aosta, racconta la suaesperienza. Daniele, appassionato di bici e cicloturista si rivolge all’amministrazione del suo Comune nel settembre 2018, incontrando subito interesse. Già in dicembre viene ufficializzata l’intenzione di far diventare l’idea di Daniele un progetto rivolto a tutti i cittadini. La struttura è semplice: offrire un incentivo economico ai cittadini che utilizzano la bicicletta (classica o e-bike) per spostarsi dall’abitazione al luogo di lavoro/studio e viceversa.

Il progetto prende rapidamente forma e viene approvato, in via sperimentale per il periodo3 1/4-1/10 dell’anno in corso, con Deliberazione della Giunta Comunale del 7 febbraio 2019.

Il meccanismo operativo è agile. Il Comune fornisce ai cittadini aderenti una applicazione per il monitoraggio dei percorsi, per il calcolo della lunghezza dei tragitti effettuati e la rendicontazione, che dà diritto all’incentivo (25 cent/KM per la bici tradizionale e 20 cent/ km per quella a pedalata assistita.

Nei mesi successivi il dibattito sulla mobilità ciclabile dei cittadini si diffonde a livello regionale. La Valle d’Aosta,storicamente molto arretrata sul tema della ciclabilità in generale, sta cominciando a muoversi per creare un’offerta turistica in tal senso, mentre sono molto scarse le azioni per promuovere la mobilità quotidiana su 2 ruote. L’avvio del progetto di Charvensod scatena una sorta di piccola valanga positiva. Alla fine di aprile, in occasione del festival letterario di Aosta “Les mots”, un gruppo di cittadini organizza insieme a Daniele un piccolo flash mob, chiedendo all’amministrazione del capoluogo valdostano di aderire all’idea. Il Comune di Gressan approva a sua volta Bouza-té all’inizio di maggio. Pochi giorni dopo il Conseil de la Plaine (che comprende i 16 Comuni della piana di Aosta, e Aosta stessa) discute della questione. Ad oggi sappiamo che anche il Conseil è interessato al progetto.

La vicenda di Daniele e di “Bouza-té” dimostra come cittadini intelligenti e sensibili alle tematiche ambientali possano dare un contributo significativo alla vita delle loro comunità, se le amministrazioni hanno la capacità, l’umiltà e il buon senso di ascoltarli. Il Comune di Charvensod rappresenta un esempio positivo in tal senso. La Bandiera Verde che gli attribuiamo è ben meritata anche, e forse soprattutto, in relazione a questo particolare aspetto, nella speranza che anche gli altri amministratori delle nostre piccole comunità di montagna sappiano trarne esempio