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CAROVANA DELLE ALPI 2021 : si parte domenica 4 luglio dalla val Ferret

Legambiente Valle d’Aosta organizza per domenica 4 luglio la giornata di lancio di Carovana delle Alpi 2021.

La campagna estiva del Cigno Verde, che culminerà con la proclamazione delle Bandiere Verdi e Nere a metà luglio, prende le mosse da Courmayeur, per la precisione dalla Val Ferret, minacciata da una recente proposta di impianto idroelettrico.

La giornata di iniziativa è motivata dall’esigenza di attivare un’azione specifica di tutela nei confronti della Dora della Val Ferret che rischia di essere derivata in parte per essere utilizzata a servizio di una centralina idroelettrica.

L’impianto è previsto a ridosso della località La Palud e il torrente verrebbe sotteso a partire da Planpincieux.

Ricordiamo che la Dora di Ferret è l’unico torrente valdostano di media altitudine particolarmente ricco di acque a presentarsi ancora allo stato naturale per l’intero suo percorso, anche grazie alla tutela di ben tre diversi siti di protezione ambientale che interessano l’intera vallata.

La Val Ferret ha un valore ambientale, scientifico, naturalistico e paesaggistico ineguagliabile, vista la presenza del massiccio del monte Bianco, motivo per cui è giustamente tutelata a livello internazionale.

La giornata avrà inizio con una Conferenza Stampa che si terrà domenica 4 luglio alle ore 9.30 presso l’auditorium delle scuole di Courmayeur, in viale Monte Bianco.

Verranno illustrati il progetto di centralina, l’impatto ambientale che ne consegue, le ricchezze naturalistiche presenti e le nostre proposte di intervento per la salvaguardia dell’integrità del sito.

A seguire, una breve escursione in Val Ferret per ammirare le zone umide del sito e la fioritura delle orchidee.

L’iniziativa, totalmente gratuita e adatta a tutti, prevede la partenza da Piazzale Monte Bianco alle ore 10.50 con bus navetta di linea a carico dei partecipanti.

Sarà una piacevole passeggiata fra Planpincieux a Lavachey, con accompagnamento di una guida ambientale escursionistica, che ci aiuterà ad apprezzare meglio la natura che attraverseremo.

I posti sono limitati a 15 persone e la prenotazione è obbligatoria entro e non oltre le 12 del giorno precedente (sabato 3 luglio). Il pranzo al sacco è a carico dei partecipanti ed è previsto intorno alle ore 13 a Lavachey. Il rientro è libero dopo la fine dell’iniziativa.

Info e prenotazioni telefonando o inviando un messaggio WhatsApp, Telegram o SMS ai seguenti numeri: Denis 347-1237701; Alessandra 331-3107463.

nuova legge sul lupo. ma le regole quali sono?

In merito all’approvazione in Consiglio Regionale della legge sulle misure di controllo della specie lupo, Legambiente Valle d’Aosta esprime preoccupazione per l’eccessiva genericità del testo, che rende possibile, a suo avviso, pericolosi azzardi interpretativi.

Nello specifico, la scrivente Associazione ritiene estremamente vaghe le indicazioni che dovrebbero permettere l’identificazione degli esemplari di lupo ritenuti potenzialmente pericolosi per l’incolumità della popolazione e delle sue attività.

Pur citando le opportune misure di prevenzione da attuarsi prima di proporre la misura estrema dell’abbattimento o della cattura di un esemplare specifico, la legge si presta a facili strumentalizzazioni o interpretazioni verso le misure più estreme: manca una descrizione puntuale degli strumenti dissuasivi o di prevenzione da porre in atto prima di ricorrere alla cattura o all’abbattimento. In tal senso riteniamo necessario un intervento in tempi brevi della Giunta Regionale che definisca con una Delibera applicativa le linee guida necessarie, non solo alla Forestale ma anche agli amministratori locali ed ai cittadini, per meglio dettagliare gli aspetti specifici su cui il testo di legge, lo ripetiamo, appare estremamente vago.

Riteniamo al contempo positiva la strada avviata dalle strutture dell’Assessorato volte alla formazione degli allevatori e della popolazione, affrontando con criterio e razionalità la problematica della coesistenza fra attività umane e conservazione della specie.

In tal senso, il progetto Wolfalps, a cui la stessa Regione ha deciso di aderire lo scorso anno, offre un percorso scientifico e applicabile, così come il Tavolo Lupo, convocato nei mesi scorsi per la prima volta, che deve essere il luogo privilegiato per un confronto costruttivo e scevro da preconcetti di ogni sorta.

DISCARICHE PER RIFIUTI INDUSTRIALI :INUTILI LE SCORCIATOIE, PER DISINCENTIVARLE SERVE L’IMPEGNO DI REGIONE E AMMINISTRAZIONI LOCALI

Certo che sarebbe stato bello se, con una breve serie di norme aggiuntive all’attuale legge sui rifiuti, si fosse posta la parola FINE alle discariche private per rifiuti speciali, quelli, per intenderci, definiti “speciali inerti” negli atti amministrativi, ma in realtà residui della lavorazione industriale.

In pochi commi la Regione, con le modifiche apportate alla l.r. 31/2007 (Nuove disposizioni in materia di gestione dei rifiuti) aveva cercato, nel febbraio 2020, di limitare la possibilità di stoccare rifiuti industriali in VDA, ponendo un limite del 20% sul totale del materiale trattabile ogni anno negli impianti privati. Il provvedimento di inizio 2020 vietava anche il completamento dei lavori per la realizzazione di discariche per rifiuti speciali non ancora in esercizio, tentando in tal modo di rispondere alle giuste proteste del Comitato “La Valle non è una discarica” sul paventato impianto di Issogne.

Sarebbe stato bello, dicevamo, ma così non è stato.

Come è noto, la Corte Costituzionale ha accolto il ricorso presentato dallo Stato, cassando le nuove norme regionali. Ce lo aspettavamo, e da subito avevamo sottolineato i rischi di impugnazione connessi alla soluzione scelta dall’allora Amministrazione regionale. Non è possibile porre un limite alla circolazione dei rifiuti speciali, né stabilire, per legge, che sul nostro territorio non sarà possibile realizzare un certo tipo di impianto.

E dunque: davvero non si può fare nulla per arginare il proliferare delle discariche industriali in VDA?

La risposta è che è possibile fare molto, in realtà, ma con un impegno politico e amministrativo puntuale e diffuso in varie direzioni. Proviamo a riassumere le principali strade possibili.

– Innanzitutto, occorre continuare ad agire sull’ecotassa, ossia il tributo che i gestori degli impianti devono alla Regione, stabilito in base alla quantità ed alla tipologia di materiale conferito. Anche su questo punto esiste un ricorso pendente, perché la Regione ha stabilito importi molto più alti per i rifiuti provenienti da fuori Valle. Attendiamo l’esito del contenzioso, ma in ogni caso agire sul tributo resterà possibile. La VDA dovrebbe, a nostro avviso, prevedere una dinamica graduale di aumento negli anni a venire, incentivando contestualmente le imprese locali ad accedere a forme di baratto amministrativo per ottenere sconti. Non ce lo stiamo inventando, si tratta di strumenti previsti già dalla legge di istituzione dell’ecotassa, che risale al 1995.

– In secondo luogo, la Regione potrebbe, finalmente, legiferare in materia di limiti agli inquinanti nell’aria e nelle acque, prevedendo, ove utile, una maggiore severità. Anche qui, questa possibilità è prevista addirittura dal Codice dell’Ambiente (Dlsg.152/2006). Le Regioni (anche quelle ordinarie!) possono adottare limiti più restrittivi con proprie leggi in materia di tutela ambientale.

– La Valle d’Aosta dovrebbe in tempi brevi allinearsi alla stragrande maggioranza delle Regioni italiane, dotandosi di una legge di riforma dell’ARPA che attribuisca all’Agenzia compiti di polizia giudiziaria. In questo modo si contrasterebbero più facilmente gli abusi ambientali in generale, scoraggiando anche chi pensa di venire a sversare i rifiuti in una regione in cui i controlli sono oggi di difficile esecuzione.

– Infine i Comuni possono fare la propria parte, apportando modifiche ai piani regolatori per spezzare l’automatismo (artificioso) cava oggi-discarica domani. In una ex cava si possono immaginare utilizzi futuri diversi (aree verdi, campetti sportivi, ma anche piccoli parchi fotovoltaici….).

Insomma, c’è molto lavoro da fare e, nostro avviso, bisogna cominciare subito. La tutela del territorio richiede impegno: le scorciatoie non sono praticabili.

E’ possibile, ci domandiamo, chiedere l’impegno dell’intero Consiglio regionale e di tutti gli Enti Locali su un tema così importante per la nostra Valle?

Processo per la moria di pesci nel torrente Messuère a Brusson.

La Regione messa in secca e beffata

Ancora una volta un torrente prosciugato e ancora una volta nessuno paga

Si è svolta martedì 16 marzo scorso l’ultima udienza del processo contro la società idroelettrica “Messuère Energie s.r.l.”, accusata di aver lasciato in secca il torrente Messuère nell’agosto del 2019 e di aver, in questo modo, provocato la morte di una sessantina di trote.

L’imputato, l’ing. Alberto Arditi, è stato assolto. E’ il terzo processo che Arditi affronta con l’accusa di aver prelevato più acqua del dovuto a servizio delle sue centraline e per non aver rilasciato nei torrenti il Deflusso Minimo Vitale e, per la terza volta, è stato assolto.

La Forestale ha eseguito negli anni una serie di controlli e nel 2019, sulla base di riscontri tecnici e fotografici, aveva sporto la denuncia per distruzione e deturpamento di bellezze naturali; la Procura aveva quindi chiesto l’emissione di un decreto di condanna a 6000 euro di multa, a cui Arditi si è opposto.

Simili controlli sono stati condotti su altre centrali; analoghe sanzioni sono state comminate. Ma le imprese rifiutano di pagare le sanzioni, benché il loro importo sia risibile a fronte dei loro utili.

Così la società ALGA di Luigi Berger ha presentato ricorso al tribunale di Aosta per evitare di pagare una sanzione di 9000 euro dovuta al fatto di non aver rispettato le portate concessionate durante una decina di anni. Il processo, dopo più di 3 anni di udienze andate a vuoto, viene ora dichiarato “sospeso”.

Finiscono così nel limbo anche le altre 163 sanzioni, elevate dalla Regione a diversi concessionari di acque pubbliche dal 2014 ad oggi per la stessa motivazione e mai riscosse.

Nessuno ha pagato o pagherà per i danni provocati ai nostri torrenti.

Eppure i privati, concessionari di centraline, ogni volta che prelevano più acqua di quanto permesso, incassano milioni e milioni di euro in più di incentivi (incentivi che siamo noi tutti a pagare con le nostre bollette!).

Alla Regione restano i danni e la beffa di non riuscire a tutelare le proprie risorse.

E’ evidente ormai che non è per via giudiziaria che può essere garantito il rispetto delle nostre risorse. La politica deve dunque fare la sua parte.

Chiediamo quindi alla Regione, che ha piena competenza sulle proprie acque, di fare una legge per regolamentare la materia e far cessare questi abusi prima che tutti i nostri torrenti vengano lasciati a secco (e prima che anche la fiducia dei cittadini nella politica resti a secco).

BASTA PROCLAMI E FACILI SCORCIATOIE. LA QUESTIONE LUPO VA AFFRONTATA CON RAZIONALITA’ ED EQUILIBRIO!

Recentemente, a seguito di avvistamenti di esemplari del predatore nei pressi dei centri abitati, la questione lupo é tornata al centro del pubblico dibattito.

In occasione della riunione del Tavolo Tecnico sul Lupo svoltasi giovedì 4 Febbraio, alla quale Legambiente ha partecipato insieme agli altri attori coinvolti sul tema, sono stati illustrati i dati sulla presenza del lupo in Valle d’Aosta, sui danni al settore dell’allevamento ed i relativi rimborsi in fase di erogazione.

All’interno del progetto Wolfalps, la Regione sta organizzando con convinzione la creazione di squadre di tecnici volte a sostenere il settore della zootecnia sia per l’attuazione delle migliori misure di prevenzione, con attenzione alle particolarità delle singole situazioni, sia per la quantificazione dei danni in caso di attacco, ai fini di rimborso e per l’individuazione e il superamento dei punti di criticità.

La novità è che, nel corso del Tavolo Tecnico, è stata accertata nel 2020 una diminuzione di atti predatori ai danni delle specie allevate rispetto ai due anni precedenti.

Plaudiamo, quindi, al proseguimento del percorso iniziato, ma rimaniamo severamente critici sulle iniziative annunciate da singoli esponenti politici al solo scopo di raccogliere un facile consenso elettorale con fantomatiche proposte di legge che illudono gli allevatori attraverso pronte soluzioni (come l’abbattimento), cercando di aggirare le leggi nazionali ed internazionali che obbligano gli enti territoriali al rispetto di protocolli superabili solo a seguito di conclamato pericolo causato da singoli esemplari.

Anzi, lanciamo una proposta all’Assessore: ora che é disponibile un primo censimento sommario (e diversamente non potrebbe essere, data l’elusività e la grande mobilità del lupo) della presenza del predatore, chiediamo che si inizi una rilevazione che metta a confronto il numero di ungulati censiti con il numero supposto di predatori presenti in Valle, e che questo dato sia inserito ed influisca nei piani faunistico-venatori di ogni anno. In questo modo, infatti, sarebbe possibile verificare se il calo delle predazioni del lupo può essere legato ad una maggiore disponibilità di prede selvatiche.

Non é nostra intenzione minimizzare i timori dei cittadini, ma siamo convinti della necessità che l’affrontare la questione lupo passi da una corretta ed ampia informazione e formazione che coinvolga cittadini e allevatori riguardo le norme da seguire per proteggere se stessi ed i propri beni, rispettando l’ecosistema in cui noi tutti viviamo.