Archivi categoria: comunicato stampa

QUALE STRATEGIA TURISTICA DIETRO ALLA STELLA DI PLATTA DI GREVON? OCCORRE UN DIBATTITO PUBBLICO ALLARGATO

E’ trascorso un mese dall’esito della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale sul progetto di nuova telecabina che dovrebbe collegare, in 3 tronconi, la zona di arrivo dell’impianto che sale da Aosta alla Platta de Grevon.

E’ stata emessa una valutazione “positiva condizionata”, ossia un assenso generale al progetto, che deve però sottostare alle richieste di modifica, mitigazione degli impatti e gestione dei cantieri delineate dagli uffici regionali.

Abbiamo cercato di esaminare l’atto in modo approfondito, in particolare per capire quali fossero le condizioni dettate dal Comitato Tecnico per l’Ambiente che ha emesso il parere, per rendere il progetto compatibile con la tutela ambientale che la normativa italiana e comunitaria impongono.

Andiamo con ordine. Durante la fase di evidenza pubblica, in cui era possibile fare osservazioni, Legambiente ha riconosciuto la vocazione allo sci invernale di Pila e si è detta d’accordo sull’ammodernamento degli impianti: abbiamo però avanzato una proposta alternativa, chiedendo la rinuncia alla trasformazione in funivia della parte alta, quella che arriverebbe in vetta alla Platta de Grevon, e di conseguenza anche alla realizzazione della stazione di arrivo-ristorante a forma di stella alpina. Anche altre proposte alternative erano arrivate al tavolo degli uffici. Inoltre quasi tutte le strutture regionali coinvolte hanno sollevato perplessità articolate e richiesto approfondimenti alla società proponente.

La Pila SPA ha così integrato la documentazione, e su queste sia Legambiente sia altri soggetti avevano presentato ulteriori osservazioni riattivando l’iter di VIA.

Arriviamo quindi alla situazione attuale. Ora il parere positivo condizionato deve essere confermato con Deliberazione di Giunta: il problema è che il parere di VIA di condizioni ne detta assai poche, rimandando le questioni più spinose alle successive fasi progettuali, le quali, però, si svolgeranno nell’ambito del tavoli previsti nell’Accordo di Programma tra la Regione e la società funiviaria. Ossia, vale la pena sottolineare, in situazioni e contesti totalmente sottratti alla partecipazione dei cittadini.

Legambiente chiede una cosa semplice semplice: perché questa scelta?

Sono ormai anni che i progetti di collegamenti intervallivi e di impianti funiviari suscitano un vivace dibattito nella società valdostana. Di fronte al cambiamento climatico si confrontano due ipotesi: da un lato l’idea dell’amministrazione regionale e di una parte degli operatori turistici di mantenere il modello attuale di turismo invernale, orientato sullo sci alpino, innalzando la quota dei comprensori sciistici; dall’altro l’idea che sosteniamo da tempo ed è condivisa da molti cittadini ed operatori del settore, di cominciare da subito a lavorare ad un nuovo modello, che rinunci a nuovi grandi impianti, mantenga in servizio quelli esistenti ove possibile, e cominci a sviluppare nuove forme di turismo sostenibile invernale. Si tratta, quindi, effettivamente di un importante dibattito sul futuro turistico della montagna.

In questa situazione di grande fermento dialettico, ci pare particolarmente inappropriato sottrarre il progetto di Pila al pubblico dibattito, relegandolo a segrete stanze in cui nessuno, a parte i tecnici, potrà accedere. In particolare questo progetto, che prelude al collegamento funiviario con Cogne e implica scelte che condizioneranno il modello turistico e le finanze pubbliche per i prossimi decenni. Non dimentichiamo infatti che le società funiviarie usano in maggioranza capitale pubblico, e quindi soldi dei cittadini.

In conclusione, di fronte a scelte che l’Assessore Bertschy ha definito, qualche mese fa, di strategia generale, e di fronte ad una crisi climatica che ha fatto dire al Presidente Lavevaz che ci troviamo già oggi di fronte ad uno scenario che era atteso a metà del secolo, come si può pensare di progettare piste a 2700m. di quota da innevare artificialmente? Come garantire che le enormi quantità di acqua da impiegare non siano sottratte ad altri settori, per esempio all’agricoltura o all’uso potabile?

Il cambiamento climatico impone delle scelte anche sul modello turistico invernale. Sarebbe bene poterne discutere pubblicamente. Chiediamo quindi alla Giunta Regionale di riportare le scelte sul progetto di Pila alla luce del sole.

IL LAGO DI LOD NON DEVE MORIRE! SABATO 18 E DOMENICA 19 GIUGNO APPUNTAMENTO A CHAMOIS.

comunicato congiunto del Circolo Legambiente VDA e del Comitato SalvaLod.

l lago di Lod è minacciato da un progetto idroelettrico che prevede il prelievo di acqua diurno e il ripompaggio notturno di 22000 m3 al giorno (pari a circa i 2/3 del suo volume in condizioni ottimali); alcune persone, appartenenti al Comitato Salvalod, e Legambiente nazionale e regionale, hanno fatto ricorso chiedendo l’annullamento della concessione regionale presso il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche di Roma: siamo in attesa della sentenza.

Ma in questo momento il Lago corre un pericolo più immediato: il suo livello è in condizioni critiche, le sponde si sono trasformate in metri di fanghiglia e nelle ultime settimane non abbiamo osservato alcun segno di ripresa del suo volume abituale.

Come Comitato e associazione abbiamo segnalato la situazione al Corpo Forestale.

Cosa ha causato questo abbassamento del livello dell’acqua?

Se questa situazione dovesse protrarsi, che ne sarà di libellule, girini e anfibi, fiori e piante acquatiche? Il danno alla flora ed alla fauna, microfauna in particolare, è ineluttabile?

SABATO 18 e DOMENICA 19 giugno il Comitato Salvalod e Legambiente danno appuntamento al lago. Chamois é raggiungibile a piedi o in funivia; il lago è raggiungibile a piedi o in seggiovia o in bicicletta

Sono previsti incontri e dibattiti, arte, musica ed esposizioni artistiche, racconti e passeggiate.

Un evento particolare è previsto per domenica, tra le ore 12 e le 15.

PER VIVERE UN LAGO CHE NON DEVE MORIRE

PRELIEVI DA IDROELETTRICO ECCEDENTI LE QUANTITÀ ASSEGNATE E RISPETTO DEL DEFLUSSO MINIMO VITALE

OVVERO: CHI SI ARRICCHISCE CON LE NOSTRE ACQUE

Con due iniziative in Consiglio regionale, nei giorni scorsi, il consigliere Marquis ha risollevato l’annoso problema degli impianti idroelettrici che non rispettano il D.M.V. e che prelevano dai torrenti una quantità di acqua superiore a quella che è stata loro assegnata.

L’iniziativa di Marquis prende spunto da alcune recenti sentenze che dichiarano non sanzionabili gli esuberi delle portate medie annue concessionate.

Non condividiamo affatto le preoccupazioni di Marquis nei confronti dei “poveri imprenditori dell’idroelettrico che, vessati, potrebbero lasciare la Regione”. Ricordiamo che questi imprenditori (talvolta “prenditori” di tutta l’acqua presente nei torrenti) hanno sviluppato il loro business grazie agli incentivi pubblici e utilizzando le acque pubbliche, secondo un modello di imprenditoria super assistito.

Coloro, poi, che prelevano più acqua del dovuto, e quelli che lasciano i torrenti in secca, potremmo definirli “approfittatori del bene pubblico”. Soprattutto non ci piacciono quelli che sentono l’esigenza di installare delle videocamere, non per trasmettere i dati delle portate e del DMV agli uffici competenti, ma per “incastrare” gli operatori della Forestale che eseguono i controlli. Corpo Forestale a cui va tutto il nostro apprezzamento e ringraziamento per l’opera che svolge al servizio degli interessi della Regione e di noi tutti. Eseguire controlli è uno dei compiti per cui il Corpo è operativo, nell’interesse del nostro ambiente, della legalità e della nostra economia.

Su una cosa sola concordiamo con Marquis e con l’assessore Marzi: è ora di mettere mano al Regio Decreto del 1933 per attualizzarlo. Le esigenze e le dinamiche della produzione da idroelettrico sono un po’ cambiate da allora. Quello che resta valido, e che va rispettato, sono le indicazioni di base: le prescrizioni sui prelievi fornite con il disciplinare di concessione e la tutela dei corsi d’acqua e della vita che in essi si trova.

Con l’Omnibus di tutto di più. e lA GIUNTA REGIONALE ABDICA ALLE SUE PREROGATIVE SULLE CONCESSIONI DELLE ACQUE

Le legge regionale n.52, legge di manutenzione dell’ordinamento regionale, che approderà probabilmente in Consiglio mercoledì, è convenzionalmente denominata Omnibus in quanto contiene una lunga serie di elementi, i più disparati, di modifica di atti o leggi precedenti.

Fra i 34 articoli, che spaziano dai giochi tradizionali alle operazioni finanziarie della CVA, dalla riclassificazione delle piste da sci alla concessione di impianti a fune, troviamo l’art.24, poche righe che riguardano una modifica alle competenze che la Giunta Regionale può esercitare nel decidere delle sorti delle acque dei valdostani.

Si tratta della modifica che viene apportata alla L.R. n.4 del 1956 “norme procedurali per l’utilizzazione delle acque pubbliche in VdA”, nella quale si prevedeva che tutta la materia delle concessioni fosse di competenza della Giunta: nella formulazione originale il Presidente della Regione si limitava ad assumere l’atto di Decreto “in esecuzione di conformi delibere dei competenti Organi regionali”.

Nella nuova proposta, invece il rilascio delle nuove concessioni bypassa la Giunta e viene disposto direttamente dal Presidente su proposta del dirigente competente in materia di Demanio Idrico.

Non sono chiare le motivazioni che spingono la Giunta a spogliarsi di una prerogativa così importante, al punto da delegarla al dirigente.

E’ ben vero che l’atto finale resta il Decreto del Presidente, ma abbiamo verificato, espressamente nel caso di Cortlys (una centralina idroelettrica sulla cui costruzione il nostro Circolo si oppone da ormai una decina di anni), che il Presidente non è entrato nel merito neppure di fronte ad una segnalazione di presunta illegittimità dell’atto.

Negli anni, in questo come in altri casi, abbiamo verificato che il Presidente assume l’atto del dirigente, che considera tecnicamente insindacabile, e lo santifica con un decreto.

Ma con l’attuale proposta di modifica, la Giunta d’ora in poi rimarrà addirittura del tutto esclusa dalle procedure di rilascio delle concessioni; al limite potrebbe anche restare all’oscuro dell’assunzione del provvedimento, ovvero non avrà più voce in capitolo!

E allora ci è venuto un dubbio. Pecchiamo forse di presunzione ma temiamo che la modifica sia stata assunta per “fare un dispetto a Legambiente”, che nel caso relativo a Cortlys ha aspramente criticato un modo di procedere del Presidente, che non solo ha ignorato le richieste dei cittadini, ma ha anche evitato di coinvolgere la Giunta.

Ci dispiacerebbe se Cortlys rappresentasse il pretesto per una scelta tanto scellerata da lasciare da qui in poi solo nelle mani di un dirigente il destino delle nostre acque.

Chiediamo ai Consiglieri regionali di riflettere bene su questa autoriduzione di competenze: nell’ultima tornata elettorale tutti i partiti avevano promesso che si sarebbero occupati di tutelare le acque valdostane. E invece, dopo che sono state progressivamente regalate ai privati dell’idroelettrico, rischiamo che si deleghino tutte le future scelte ad un dirigente!

UN MAGLIONE CONTRO LA GUERRA – AUSTERITY FOR PEACE

Cosa possiamo fare come cittadini, imprenditori, enti pubblici per penalizzare chi ha fatto ricorso alle armi per risolvere controversie tra stati?

Rispolverare una non-arma tipica della lotta non violenta: il boicottaggio.

E’ evidente che i prodotti petroliferi sono di gran lunga la maggior fonte di entrate per la Russia, un flusso enorme di denaro che alimenta la macchina della guerra*.

Le sanzioni ipotizzate contro la Russia non riguardano però questo settore, tranne il blocco del gasdotto Nord Stream 2, perché noi paesi industrializzati necessitiamo di energia per alimentare le nostre attività quotidiane.

Siamo disposti a fare dei sacrifici, invece che usare le armi, per punire e favorire un cambio di rotta del governo russo?

Riduciamo la temperatura del riscaldamento dei nostri appartamenti di 2 gradi – propone il Circolo valdostano di Legambiente, aderendo alla manifestazione indetta per domani alla Porta Pretoria da sindacati e associazioni – accendiamo più tardi le luci e spegniamole prima: chiediamo di fare la stessa cosa negli uffici, nei negozi, nei centri commerciali, negli edifici pubblici, nelle strade urbane.

Insomma, indossiamo un maglione in più e chiediamo al governo italiano di ridurre da subito l’acquisto di gas e petrolio dalla Russia di almeno il 50% fino ad azzerarlo, sommando alla contrazione del consumo di energia derivante da questa austerity volontaria un incremento di produzione dalle fonti rinnovabili e l’approvvigionamento degli stessi da altri paesi produttori.

Un maglione è meglio di un fucile!

————————————————————————————————————————

* Ogni singolo giorno, secondo i calcoli di Bloomberg, la Russia vende 3,5 milioni di barili di petrolio e 275 milioni di metri cubi di gas a Europa, Stati Uniti e Gran Bretagna, incassando qualcosa come 700 milioni di dollari. Ogni 24 ore.