Discariche e legalità in Valle d’Aosta.

Sulla scia del processo per la discarica di Pompiod: che cosa può fare la Regione.

Lettera aperta al Presidente della Regione, alla Giunta e al Consiglio Regionale.

 

Si sono svolte nelle scorse settimane, presso il Tribunale di Aosta, le udienze relative al processo per lo smaltimento illecito di rifiuti nella discarica di Pompiod ad Aymavilles.

Ricordiamo che le accuse riguardano, da una parte, la condotta della dirigente regionale che avrebbe rilasciato le autorizzazioni necessarie a smaltire, in una discarica per inerti, rifiuti di tipo industriale e, dall’altra, le azioni messe in atto dall’impresa che avrebbe importato rifiuti inquinanti prelevati da altri siti nazionali, rispetto ai quali la discarica non era predisposta.

Tali comportamenti, se accertati giudizialmente, oltre a determinare un pesante impatto ambientale e paesaggistico, comporterebbero un rischio per la salute delle popolazioni confinanti. Rischio che sarebbe tuttora presente.

Il primo processo inerente la discarica, che si è ormai concluso con l’archiviazione, riguardava il comportamento della dirigente regionale Ines Mancuso, accusata di aver “costantemente favorito l’impresa negli anni, rilasciando delle autorizzazioni, anche in deroga, senza attivare un nuovo procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale e contro il parere dell’ARPA”, per trasformare quella che era una discarica per inerti in una discarica per rifiuti industriali non pericolosi. Non avendo inoltre esercitato il dovuto controllo, la stessa era accusata di aver favorito l’attività di deposito anche di rifiuti altamente inquinanti, materiali che ancora si trovano nella discarica, in assenza delle dovute forme di protezione.

Tale processo si è concluso con l’archiviazione, non essendo stati ravvisati gli elementi integranti dell’abuso d’ufficio.

Il secondo processo è intentato nei confronti dei responsabili della discarica, l’impresa Ulisse 2007. In questo caso l’accusa è di “aver gestito una discarica di fatto non autorizzata, aver effettuato attività’ di smaltimento rifiuti in mancanza della prescritta autorizzazione, aver conferito ingenti quantitativi di rifiuti non compatibili con la classe di appartenenza della discarica e con l’autorizzazione rilasciata, depositando rifiuti speciali provenienti da altri siti nazionali, senza che fossero messi in atto gli interventi necessari per contenere il diffondersi delle sostanze inquinanti nell’aria e nelle acque”.

Alla prima udienza, la nostra associazione si è costituita parte civile, e così pure altre associazioni e comitati, la Regione ed i Comuni interessati di Aymavilles e Jovençan.

Nell’attesa degli esiti del giudizio e senza voler interferire con lo stesso, pensiamo possa essere opportuno che la Regione – peraltro costituita parte civile e perciò evidentemente interessata ai fatti oggetto di processo – incominci a predisporre, cautelativamente ed in attesa di accertamento, delle procedure interne idonee ad impedire condotte del tipo contestato.

In particolare pensiamo che si debba porre mano quanto prima ai seguenti punti di attenzione:

1.Il comportamento della dirigente regionale, che ha seguito per anni il procedimento in assoluta libertà di azione, ha procurato, oltre ai danni ambientali e ai possibili danni alla salute dei residenti, anche un danno di immagine per una regione che vive di turismo e quindi di qualità ambientale. Il fatto che certi comportamenti non ricadano più, dopo la riforma, nella definizione dell’abuso d’ufficio non li rende tollerabili dal punto di vista civile e sociale. Anzi, il fatto che la giustizia penale non se ne occupi, rende più pressante l’esigenza che le amministrazioni, deputate a perseguire il bene pubblico, si dotino di opportuni strumenti amministrativi e disciplinari.

Chiediamo perciò alla Regione di verificare l’opportunità di esercitare un’azione disciplinare nei confronti della dipendente in questione e, più in generale, di dotarsi degli strumenti necessari a intervenire in situazioni consimili lesive del bene della comunità. Tale intervento si rende necessario per ripristinare il livello di legalità e per ristabilire la fiducia dei cittadini nell’Amministrazione e nella sua capacità di far valere il rispetto dei loro diritti.

2.Visto che le discariche in Valle d’Aosta sono numerose, che si stanno autorizzando nuovi impianti di lavorazione e riciclo dei rifiuti e che la normativa regionale in proposito dà spazio a incertezze interpretative ed è sotto alcuni aspetti carente (per es. definizione delle distanze minime dai centri abitati di tutte le installazioni che presentano caratteristiche di pericolosità) riteniamo opportuno che la Regione voglia:

  • verificare la congruenza delle discariche presenti sul territorio con le esigenze delle popolazioni locali e controllarne l’utilizzo;
  • predisporre norme di autorizzazione e gestione delle discariche adeguate a tutelare la salute dei cittadini; norme chiare, attente a perseguire il bene comune e a promuovere la partecipazione dei cittadini ai processi decisionali (sia regionale che comunali);
  • mettere in atto delle procedure sistematiche di verifica a campione da parte di un ente terzo sui materiali conferiti che ne permettano un controllo effettivo e puntuale.