INQUINAMENTO AMBIENTALE E CAS ACQUA CONTAMINATA, POLVERI DIFFUSE E CAPANNONI OBSOLETI LA REGIONE INTERVENGA PER RISTRUTTURARE L’ACCIAIERIA

La chiusura delle indagini sul presunto inquinamento delle acque a valle degli scarichi della CAS, dei terreni adiacenti lo stabilimento e dell’aria, non fa che confermare i timori che cittadini e associazioni esprimono da anni.

Anche se il procedimento si è concluso con la richiesta di archiviazione, e non sussistono profili di responsabilità penale degli indagati – tutti dipendenti o consulenti della CAS – le motivazioni espresse dal pm Eugenia Menichetti non fanno che aumentare le nostre preoccupazioni. Infatti è l’Amministrazione regionale che, nel concedere l’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale), non ha inserito alcuni limiti specifici sulla concentrazione dei fluoruri nelle acque degli scarichi parziali, consentendo inoltre all’azienda di diluire gli inquinanti in acqua prima dello scarico nella Dora Baltea.

Un quadro sconfortante e in contrasto con il Testo Unico Ambientale: una situazione, aggiunge il magistrato, in cui la Regione accetta una pratica non consentita ben sapendo che i limiti strutturali dello stabilimento, dovuti alla sua obsolescenza, non permettono di rispettare quanto prevede la legislazione a tutela dell’ambiente.

La pm constata, infatti, che la vetustà dell’impianto rende impossibile una riduzione significativa degli impatti ambientali connessi alla produzione.

Questi aspetti emersi dalle indagini e dalle consulenze richieste dalla Procura delineano, a nostro avviso, un situazione grave. Più volte il nostro Circolo ha sottolineato come l’obsolescenza delle strutture rappresentasse un limite insormontabile per un abbattimento significativo dell’inquinamento connesso inevitabilmente all’attività dell’acciaieria. Ricordiamo, per l’ennesima volta, che tutta l’area e gli edifici sono di proprietà di VDA Structure, società partecipata a capitale totalmente regionale. E che alcune parti dello stabilimento risalgono ai primi decenni del secolo scorso. Oltre al problema della contaminazione delle acque del nostro fiume e, forse, della falda sotterranea, la vetustà dello stabile è anche alla radice del problema delle emissioni diffuse, di cui si parla da anni. Una situazione, oltretutto, destinata ad aggravarsi con il passare del tempo, se si continuerà a cercare solo il contenimento dei problemi più che la loro risoluzione.

Come ambientalisti e come cittadini che hanno a cuore la salute di tutti (e ci preoccupa in particolare quella dei lavoratori dell’acciaieria), chiediamo a questo punto alla Regione tre cose precise:

  1. che venga avviato il procedimento di modifica dell’AIA, al fine di eliminare le difformità segnalate dal pm Menichetti inerenti le concentrazioni di fluoruri nelle acque di scarico della CAS e porre fine alla pratica della diluizione;

  2. che venga dato immediato incarico ad ARPA di svolgere una campagna di monitoraggio e studio per la ricerca degli inquinanti tipici dell’acciaieria, con particolare riferimento ai fluoruri, al fine di definire il reale stato delle acque sia della Dora Baltea che della falda sotterranea di Aosta;

  3. che venga finalmente avviato un graduale processo di ristrutturazione dell’acciaieria. Sappiamo che questo è un punto delicato e complesso, ma, crediamo, non più rinviabile.

E in conclusione Legambiente si rivolge anche al Comune di Aosta, il cui Sindaco, lo ricordiamo, ha responsabilità precise in materia di salute pubblica, per chiedere la convocazione immediata dell’Osservatorio della Qualità dell’Aria, anche in forma telematica, per discutere della situazione dello stabilimento e acquisire dall’azienda e dall’amministrazione regionale gli opportuni approfondimenti.